25 ottobre 2005

Okayama, Romagna

Il Giappone, su 1386 kHz, è stato ascoltato insieme ad altre stazioni in Romagna, da Giampaolo Galassi, come da lui stesso riportato:

1386 NHK-2 (various locations), literature class for high school
students, 15' of reception, Fair 2105 22/10

1386 Unid Korean language, HLAM Mokpo tentative, male speaker and mx
snippet W/F 2113 22/10

1386 Tianjin PBS, Tianjin PRC, full id, phone calls, mentions of
Nankai and Heping districts of Tianjin, F/VG 2200 21/10


Quel che conta per una segnalazione, nell'hobby del radioascolto a lunga distanza, è la sua ripetibilità. Per quanto difficile possa apparire un ascolto (e questo lo è), in genere esso può sempre essere considerato ripetibile da altri e migliorabile. Il divertimento sta proprio nel riuscire a migliorare le proprie e le altrui segnalazioni. Il doppio divertimento è che se anche uno non riesce a migliorare o superare sé stesso o qualcun altro (e anzi sarebbe tremendo essere costretti, un giorno, ad ammettere di aver ascoltato tutto l'ascoltabile), la radio è comunque una gran figata.
Perché l'ascolto del Giappone è così complicato? Innanzitutto perché il Giappone è bello lontano. E questo significa che solo eccezionali condizioni propagative ne favoriscono l'arrivo, in onde medie, nelle ore intorno al crepuscolo in Europa e soprattutto nella fascia temporale compresa tra equinozio d'autunno e solstizio, quando la posizione del terminatore solare e il cosiddetto enhancement o rafforzamento della greyline favorisce i percorsi verso nord-est. L'ascolto su 1386 è avvenuto in un periodo particolare, caratterizzato, per quanto riguarda gli indici di attività geomagnetica, da una improvvisa ma leggera impennata nei valori dell'indice K dopo giorni di intensità molto moderata (vedere il grafico pubblicato qui, su Radiopassioni). L'indice K misura il grado di "agitazione" del magnetismo terrestre. In caso di forte agitazione, i segnali a frequenza così bassa tendono a essere assorbiti, non rifratti dalla ionosfera, specialmente sui percorsi propagativi che attraversano le alte latitudini, in prossimità ai poli. Per questa stessa ragione applicata a una direzione diversa, una serie consecutiva di numerosi indici K bassi tende a favorire la ricezione di emittenti nordamericane. Una certa influenza, sembrano però averla i punti di flesso: nel momento in cui il campo sta per agitarsi e gli indici K a impennarsi, ecco che capitano i colpacci come il Giappone o le Hawaii. Il DXer deve sapere interpretare anche questi segni, come un meteorologo di quello che gli americani chiamano Space Weather (vedi i link).
C'è anche un altro fattore importante: a partire dal 1979 le stazioni in onde medie asiatiche sono passate da una canalizzazione ogni 10 a una ogni 9 kHz, esattamente coincidente con la nostra in Europa. Il Giappone, come tutte le altre nazioni dell'Africa e dell'Asia Pacifico (le Americhe mantengono i 10 kHz), occupa quindi le nostre stesse frequenze. Non è un caso se il suo ascolto è diventato possibile solo in questi ultimissimi tempi, in virtù di canali progressivamente lasciati liberi da molte stazioni europee che hanno chiuso i battenti o ridotto la potenza.
Anche così, non è un ascolto alla portata di tutti. Anche se in casi come questi l'antenna può fare la reale differenza - un tema su cui ritorneremo spesso - occorre un ricevitore sensibile (per una volta la selettività, la capacità di discernere due frequenze molto vicine, non è importante), che non prenda fischi per fiaschi (che sia sicuro, cioè che un segnale ricevuto non sia una spuria o una interferenza); occorre saper riconoscere le condizioni giuste, sapersi mettere su una data frequenza nel momento opportuno. E naturalmente una certa dose di fortuna, perché proprio nel momento opportuno potrebbe avere un appuntamento di lavoro. Con le stazioni dell'estremo oriente, poi, c'è un problema in più: l'identificazione. Per questo Giampaolo si è fatto aiutare da colleghi DXer, possibilmente madrelingua. Per avere un'idea del lavoro da fare è possibile ascoltare un lungo clip registrato nel fase di picco dei segnali dall'estremo oriente. La lingua giapponese si può discernere abbastanza nettamente a un certo punto.
È ripetibile questo ascolto? Sicuramente sì. L'Asia in onde medie era stata ascoltata, più tentativamente, nel lontano passato, ai tempi della canalizzazione a 10 kHz. Il Giappone, fatti salvi archivi storici a me ignoti, ha cominciato ad arrivare solo da due anni a questa parte. Altre due frequenze da tenere d'occhio sono 1413 e 1350 kHz (quest'ultima occupata purtroppo da una stazione francese in lingua araba). La vera questione è però che con queste lune scarseggiano in Italia le persone interessate alla radio a lunga distanza in generale e tra queste quelle interessate a ripetere certi exploit. Semplicemente perché sono pochissimi a considerare l'ascolto del Giappone in onde medie come un "exploit". L'hobby del radioascolto, nato negli anni venti del secolo scorso insieme alle primissime radio commerciali, quando tutti gli ascoltatori erano DXer (il "bacino di ascolto" locale si formerà solo dopo e si rafforzerà nel dopo Guerra con l'avvento dell'FM) ha perso, a torto o a ragione, parecchio smalto. Oggi la radio è ancora un medium importantissimo, molto seguito, ma solo su scale localistiche: lo stimolo che spinge ad aguzzare le orecchie sul notiziario di Radio Australia, piuttosto che su una radio musicale colombiana, si è affievolito considerando che il satellite porta in casa centinaia di canali, mentre Internet ci permette di leggere cinquanta quotidiani australiani e ascoltare in diretta altrettante stazioni radio locali. Ma anche perché in un circolo vizioso che si è innestato in funzione del calo di interesse e produce costanti tagli ai bilanci delle stazioni, Radio Australia e le emittenti colombiane, spengono tutte le frequenze radio fatte per compiere distanze ragguardevoli, cioé quelle delle onde corte. E scelgono di restare locali, andare sul satellite, o aprire un economico sito Web.
Restano, per gli sparuti appassionati, le cose difficili da ascoltare, le radio locali in onde medie e anche quelle in modulazione di frequenza, che tra l'altro si propaga in situazioni molto interessanti da studiare. Difficili si diceva, non impossibili. Ma la voglia di trasformare l'eventualità in concretezza, ormai ce l'hanno in pochi ed è un trend che riguarda un po' tutto il mondo. Ovunque i gruppi di radioascoltatori e radioamatori (quelli che "trasmettono anche") organizzati si assottigliano, l'età media aumenta in modo sconfortante. Peccato.


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