04 gennaio 2006

Quale radio digitale satellitare in Europa?

Gli iscritti dell'International Radio Club of America, specializzato in Bcb-DXing (l'ascolto "domestico" delle stazioni in onde medie americane, una materia complessa e affascinante vista la difficoltà, da quelle parti, di ricevere a lunga distanza le emittenti a bassa potenza locali), discute da tempo delle prospettive della radiofonia digitale. L'evoluzione più temuta è ovviamente quella dello standard terrestre Hd Radio o Iboc, per le interferenze causate alle stazioni analogiche. Diverso è il caso dei nuovi servizi satellitari a pagamento Sirius e XM Radio, su frequenze dedicate (per esempio nella L-Band), che stanno riscuotendo un certo successo. Un recente messaggio della lista di discussione dell'Irca riportava i risultati di un sondaggio informale condotto da un quotidiano della Florida sul gradimento nei confronti della radio satellitare digitale. Il campione di lettori si divide in tre: nel 60% dei casi, i partecipanti si dicono poco interessati all'acquisto di un apparato speciale (la radio satellitare) e al versamento di 13 dollari al mese solo per usufruire di un servizio che per più di ottant'anni è stato ed è tuttora gratuito. Un 22% afferma invece di essere fatto convincere dalla qualità dei contenuti e della ricezione. Altri commenti si possono leggere sul sito di uno degli iscritti all'Irca, Scott Fybush, giornalista radiofonico professionista e acuto osservatore dell'industria americana del broadcasting (Northeast Radiowatch).
Ma a parte i casi già citati del Dab o del Drm, come si muovono gli europei sul non-terreno della radiofonia satellitare? La rivista SatMagazine ha dedicato all'argomento un bell'articolo del suo numero di luglio/agoso 2005, disponibile nella apposita sezione di Radiopassioni, nella spalla a sinistra, oppure attraverso Digitalradiotech, eccellente sito britannico dedicato a tutti i sistemi radiofonici digitali.
Secondo SatMagazine ci sarebbero almeno quattro progetti di offerta di radio digitale satellitare più due piani sperimentali. I due progetti più consistenti sarebbero quelli di Worldspace, già piuttosto nota per aver lanciato, sul finire degli anni novanta, due satelliti per la diffusione di programmi radiosatellitare per il terzo mondo in Africa e Asia (con un terzo lancio latinoamericano previsto ma mai realizzato); e del misterioso consorzio lussemburghese Europa-Max. Quest'ultimo starebbe pensando a un lancio commerciale entro il 2008 ma Worldspace, che può contare su una discreta esperienza operativa, sarebbe molto più prossima alla piena disponibilità dei servizi, forse realizzati in collaborazione con XM Radio (sempre che venga risolta la questione dell'assegnamento delle frequenze, per le quali Worldspace, azienda americana, avrebbe fatto richiesta alla Fcc e non alle autorità europee). La rivista riporta anche l'interesse di un non meno misterioso consorzio spagnolo, Ondas, e quello di una alleanza tra Alcatel, Astrium, il Fraunhofer Institute e la società MSV, più altre sperimentazioni svolte da Ses/Astra e Eutelsat.
Ci sarà davvero spazio per quattro provider radio-satellitari in Europa? E' una ipotesi francamente azzardata. Secondo molti, anche negli Usa i due attuali provider dovranno per forza fondersi o lottare per il reciproco fallimento. Il fatto è che, come abbiamo ripetuto ad nauseam, la radio FM così come la conosciamo ormai ovunque, anche nel clima incerto e instabile dei mercati pubblicitari è pur sempre un modello che funziona bene e il parco installato dei ricevitori analogici (ed economici) non sembra invogliare il pubblico all'upgrade o alla sostituzione. Soprattutto se a favore di una radio di qualità ma non gratuita. Le perplessità aumentano a dismisura quando per la sperimentazione dei servizi digitali vengono utilizzate tecnologie dai contorni/ritorni poco chiari, su frequenze già impegnate come le onde medie, le onde corte e l'FM. Che quindi, per buona misura, rischiano anche di disturbare la normale ricezione dei programmi convenzionali.


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