24 marzo 2006

IBOC e DRM, un parere da Cuba

Continua a occupare le caselle di posta dei frequentatori delle mailing list americane la discussione sulla radio digitale HD, anche perché recentemente il capo della FCC ha fatto pubblicamente sapere che è arrivato il momento di ufficializzare le cose e di considerare lo standard IBOC come mainstream, autorizzando le stazioni in onde medie a usarlo anche dopo il tramonto. E' la notizia che i DXer paventavano perché con l'oscurita il rumore digitale dell'IBOC rischia di compromettere seriamente la ricezione delle normali stazioni analogiche distanti.
Al dibattito sta partecipando anche Arnaldo "Arnie" Coro, radioamatore cubano piuttosto noto nell'etere per il suo programma per DXer trasmesso da Radio Habana Cuba. DXers Unlimited dovrebbe essere trasmesso il martedì e il sabato alle 21.10 UTC sulle frequenze di RHC in inglese (9505 e 11760 kHz secondo il British Dx Club con l'aggiunta di 13660 e 13750 kHz secondo il sito di RHC, tutti dati che comunque potrebbero cambiare il 26 marzo). Coro ha scritto due o tre cose molto semplici l'altro giorno e mi piace riportarle qui perché arrivano da chi dovrebbe essere un outsider rispetto all'economia di mercato e alle sue problematiche. I fautori di IBOC e DRM sembrano dimenticare, afferma Coro, che la questione radio digitale è un problema a tre teste: ingegnerizzazione, marketing e accettazione da parte del mercato. Sulle due ultime teste sono stati commessi formidabili errori. Coro racconta di aver partecipato a dimostrazioni pubbliche del DRM in Sud Africa, su segnali provenienti dall'Europa. Condizioni propagative ottime, ricorda Coro, qualità davvero simile all'FM. Ma in certi momenti, se il segnale non era abbastanza intenso, la decodifica si interrompeva e dall'altoparlante usciva solo un desolante silenzio. Qualcosa, sottolinea Coro, che l'ascoltatore delle onde corte non è disposto ad accettare. Puoi perdere qualche parola nelle selle del fading o per colpa di qualche scarica, ma interi minuti di silezio totale? Chiunque risponderebbe che in quel caso è meglio spegnere la radio. Definitivamente. Non a caso, osservano i colleghi di Coro, IBOC è un sistema ibrido che "innesca" il vecchio segnale analogico quando il digitale subisce dei contrattempi. Sul fronte dell'onda di cielo, dicono in molti, gli standard digitali finiranno per rompersi le corna: la propagazione ionosferica sarebbe semplicemente incompatibile con una modulazione digitale applicata alla voce (per i dati, naturalmente, le condizioni sono diverse). Il fatto che la voce sia di buona qualità quando sia possibile decodificarla, non basta a compensare il problema di un contenuto che viene a mancare del tutto quando la decodifica salta completamente (e nel caso dell'IBOC bastano pochi decibel di qua o di là dalla soglia della normalità). Trasmettete pure in digitale via satellite o su scala strettamente locale, ma se volete fare affidamento sull'allargamento di un bacino d'ascolto via skywave... Beh, scordatevi del digitale.
Un altro punto fondamentale posto da Coro è quello della non disponibilità di ricevitori. Uno potrebbe anche dire che la stessa carenza aveva caratterizzato i primissimi tempi della radio analogica, 85 anni fa. Ed è vero, allora la radio era un privilegio di pochi autocostruttori e di benestanti in grado di acquistare i primi apparecchi. In questo caso, si chiede Arnie, non si capisce perché il consorzio DRM faccia pagare anche al singolo ascoltatore il software per la ricezione su computer (software che esiste anche in forma gratuita , ma solo per iniziativa di pochi volonterosi programmatori open source).


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1 commento:

Arnaldo Coro ha detto...

Molto dificile commentare, debido a no conesce el idioma italiano
Mi direccion de e'mail arnie@rhc.cu
si desea un intercambio y actualizacion
sobre el tema Digital Radio Mondiale
en la actualidad
saludos
Prof. Arnaldo Coro Antich ( Arnie Coro host of Dxers Unlimited )