23 dicembre 2006

Prigionieri nella radio

Dal suo eremo sui Giovi Daniele Rolla, maestro assoluto di SWL DX (il monitoraggio delle trasmissioni radioamatoriali) mi scrive per raccontare di un breve articolo del portale eHam sul ruolo che gli ascoltatori delle onde corte ebbero nel corso del secondo conflitto mondiale negli Stati Uniti, dove i parenti dei prigionieri di guerra spesso ricevevano notizie dei loro cari attraverso i programmi che i giapponesi diffondevano - anche per ragioni propagandiste - e i DXer di allora monitoravano con pazienza. eHam segnala l'esistenza di un sito, Honoring those who listened, in cui vengono raccolte alcune lettere inviate dai DXer alle famiglie dei prigionieri. In questi particolarissimi rapporti d'ascolto venivano riportati i dettagli appresi via radio, con la segnalazione dei nomi di chi stava bene, dei feriti, di chi purtroppo non c'era più. La pagina è stata allestita dal Capitano George Duffy, che in tanti anni ha tenuto gelosamente in custodia le cartoline ricevute proprio da sua madre quando il capitano era prigioniero dei giapponesi in Indonesia. Duffy scriveva a casa delle lettere che poi venivano lette alla radio e trascritte da chi ascoltava, dall'altra parte dell'oceano, trasmissioni che servivano anche a demoralizzare il nemico.
Persino gli stessi prigionieri venivano utilizzati per leggere ai microfoni la propaganda giapponesi e le lettere dei loro commilitoni imprigionati. La storia di uno dei questi programmi, The Zero Hour, collegato alla famosa "Rosa di Tokyo", l'ho trovata su Wikipedia, in una bellissima ricostruzione. I redattori delle trasmissioni che si servivano di prigionieri anglofoni e spesso di nippoamericani, erano soliti monitorare le trasmissioni locali delle stazioni in onde medie USA. Le cattive notizie, un incendio, un incidente sul lavoro, un fatto di cronaca nera, venivano subito riportate da Zero Hour, i cui programmi venivano ascoltati dalle truppe nel Pacifico, in una logorante guerriglia condotta sulle onde della radio.
Di questa vecchia storia fa parte anche la celebre Iva Toguri d'Aquino, scomparsa recentemente. Per un caso montato da due giornalisti senza scrupoli, la sfortunata americana di origine nipponica, che aveva partecipato ai programmi di Zero Hour, fu identifica come Rosa di Tokyo, un personaggio reso mitico dai resoconti dei militari americani. In realtà non c'era una sola "Rosa", ma numerose annunciatrici. Tutte quelle voci diverse vennero identificate come un solo personaggio. La Aquino, che era nata in California, tornò in patria ma passò molti guai, e sei anni di galera, per il suo presunto ruolo di propagandista e "traditrice". Solo il presidente Ford la perdonò ufficialmente nel 1977. Su Internet si trovano anche alcuni spezzoni originali degli annunci di Zero Hour, una raccolta molto interessante è quella di EarthStation.

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