30 settembre 2007

Onde corte RAI, prime reazioni autorevoli


Ieri Ernesto Galli della Loggia ha dedicato la sua rubrica quotidiana sul Corriere, Calendario, alla chiusura delle onde corte di Rai International.


Il famoso notista commette un piccolo ma significativo errore, citando a vuoto l'esempio di Radio Svizzera Italiana (chiusa da anni, prima sulle onde corte e ora anche su Web, sostituita dal portale Swissinfo.org), ma la sua è finora la reazione più autorevole a questa decisione triste. Che suona addirittura scandalosa nei giorni in cui le cronache si concentrano sulla tragedia di 50 milioni di birmani oppressi da una schifosa dittatura militare che ha già tagliato i fili del telefono e di Internet. Ora che Myanmar è una macelleria con la serranda chiusa e solo le voci della BBC, o di Radio Nederland, o di VoA e pochi altri, possono offrire agli ascoltatori birmani, attraverso le "obsolete" onde corte, un lumino di informazione alternativa, un minimo di appoggio psicologico alla rivolta, il silenzio di RAI International è quanto mai fragoroso. L'ironia del declino del nostro beneamato medium internazionale vuole che oggi anche Radio Japan abbia deciso di chiudere i battenti con diverse trasmissioni, quella in lingua italiana compresa. Su Petition Online sta circolando in questo momento un appello a favore dell'intervento delle forze ONU in Birmania. Perché non farne circolare una, molto più sommessa per carità, per una nuova versione del testo della convenzione tra Governo italiano e RAI International in cui alle onde corte sia destinata una parte dei fondi assorbiti dalla tv satellitare? Facciamoci sentire, Radio Passioni si candida da subito come punto di raccolta e coordinamento di ogni forma di protesta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao RP, la Rai spegne le onde corte: quelle frequenze a chi andranno? torneranno all'ente di coordinamento delle onde corte?

Hamlet

Andrea Lawendel ha detto...

Non è proprio così perché un vero e proprio ente coordinatore non esiste. O meglio esiste ma non ha la forza di un regolatore nazionale come potrebbe essere la FCC o l'Ofcom. Diciamo a grandissime linee che l'ITU governa a livello internazionale l'assegnamento delle bande di frequenza a livello internazionale e nelle regioni dell'ITU. Fino al 1999 l'articolo 17 delle Radio Regulation definivano un meccanismo di coordinamento nell'assegnazione delle singole frequenze broadcast. Ma era un sistema che non funzionava bene in passato perché non tutti partecipavano e soprattutto perché c'erano più broadcaster che frequenze e le interferenze erano inevitabili. A partire dal 1999, è entrato in vigore l'articolo S12 che prevede un meccanismo di coordinamento attraverso organismi internazionali informali come l'HFCC (la RAI non risulta nell'elenco dei membri). Ma stiamo sempre parlando di meccanismi informali, non ho idea delle azioni sanzionatorie che ITU può prendere se io dall'Italia mi metto a trasmettere su una frequenze debitamente coordinata tramite HFCC. Qui trovi un manuale su quello che un broadcaster autorizzato dovrebbe fare per comunicare correttamente le proprie frequenze stagionali:
http://www.abu.org.my/public/documents/Primer%20HF.pdf