14 settembre 2007

Un archivio storico per radio e tv?

Libertà di Antenna, la bella mostra itinerante sui trent'anni di emittenza privata italiana, sbarca a Roma e le agenzie di stampa cominciano a parlarne. Questo lancio di ADN Kronos raccoglie l'appello di Enrico Menduni, noto studioso del medium radiofonico e docente universitario, per la creazione di un archivio nazionale audiovisivo che possa custodire la memoria storica dei programmi della radio e della televisione. In passato, l'allora assessore alla cultura del Comune di Roma Walter Veltroni aveva proposto il Palazzo della Civiltà Italiana all'Eur. Non se n'è fatto niente. Da non crederci, vero?

Il Comune di Roma: "Sì a un museo al Palazzo della civiltà dell'Eur"

Radio: 30 anni di storia e un patrimonio a rischio di estinzione

Lo studioso Enrico Menduni lancia l'allarme: ''Irrisolto il problema della conservazione dei documenti"

Roma, 14 set. (Adnkronos Cultura) - Mentre una mostra itinerante celebra i trenta anni della libertà d’antenna, c’è chi ci tiene a sottolineare che il patrimonio radiofonico, che racconta la storia dell’Italia e ne testimonia i cambiamenti di costume, rischia di andare irrimediabilmente perduto. “Quando si spegneranno i riflettori su questa mostra (Radio Fm 1976-2006, ndr) ricordiamoci che rimane irrisolto il problema della conservazione dei documenti radiofonici e che non esiste una sede istituzionale per la raccolta del materiale”, questo è l’allarme lanciato da Enrico Menduni, studioso di radio, televisione e linguaggi multimediali e professore straordinario presso l’Università degli Studi Roma Tre.
“Le leggi italiane impongono la conservazione di cinque copie delle istruzioni del frullatore o di qualunque depliant pubblicitario, le biblioteche sono piene di centinaia di opuscoli che non si sa più dove mettere, ma ad oggi la conservazione del parlato delle radio italiane dura appena un mese – ha spiegato Menduni all’Adnkronos Cultura - poi ogni radio riscrive sopra i propri cd e si va avanti così perché, altrimenti, non si saprebbe dove metterli. Il risultato è che questa memoria si sta perdendo o è affidata agli archivi dei privati che magari sono anche un po’ vecchi. Non c’è alcuno sforzo per assicurarsi che una parte importante delle memoria del nostro Paese venga conservata, come si fa in tutti i Paesi civili”.
Eppure qualcosa si era mosso, anni fa, quando l’allora ministro per i Beni e le Attività Culturali Walter Veltroni aveva previsto la costituzione di un Museo Nazionale dell’Audiovisivo, destinandogli addirittura una sede: il Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur, presso il quale avrebbero dovuto essere consultabili gli archivi sonori e gli archivi visivi degli audiovisivi italiani. Ma oggi, invece, non esiste alcuna forma pubblica di conservazione di questi beni.
“Il comune di Roma è ancora favorevole alla creazione del Museo all’interno del Palazzo della Civiltà – ha spiegato all’Adnkronos Cultura Silvio Di Francia, assessore alla Cultura del comune di Roma, con un trascorso di militanza radiofonica a Radio Città Futura - perché si tratta di una proposta del ministero per i Beni e le Attività Culturali e perché quella è la destinazione scelta per il Museo dell’Audiovisivo. Il problema è che il precedente governo ha destinato il Palazzo della Civiltà ad altri progetti, mi riferisco al Museo del Made in Italy, e questo ha rallentato il progetto del Museo dell’Audiovisivo”.
“Dalle notizie che ho io – ha però aggiunto Di Francia - il Mibac ha rimesso mano al progetto riunendo tutti i soggetti, che sono l’ente Eur, il ministero stesso e la fondazione sul Made in Italy, per dare vita al Museo dell’Audiovisivo. Certo, il lavoro non è nelle nostre mani, anche se noi seguiamo da vicino la cosa perché si tratta di Roma e perché partecipiamo all’Eur Spa, ma la parola ultima è nelle mani del Mibac che, a quanto mi risulta, ha dato parere positivo”.
Il Museo dell’Audiovisivo, e con lui la storia della radio italiana, potrebbe dunque trovare una sua sede proprio all’Eur, avverando il desiderio di chi ha fatto la radio, l’ha amata e continua a difenderne il valore. “Io vorrei – ha aggiunto Menduni - che come si conservano i libri, le opere d’arte e i beni archeologici, si conservasse anche, attraverso le tecnologie digitali che comprimono molto lo spazio, ciò che va nelle radio e in tv, altrimenti non si capisce perché si continua a dire che è così importante. È così importante e poi ci sfugge dalle mani appena è stato trasmesso”.
La sede del Museo dell’Audiovisivo, in realtà, potrebbe trovarsi un po’ ovunque, visto che si tratterebbe soprattutto di conservare, insieme ai cimeli, gli apparecchi, i libri e i documenti, soprattutto i server, che compattati richiedono poco spazio, ma che, attraverso la banda larga, potrebbero essere fruibili da chiunque. Anche se, come ha sottolineato Menduni, il Palazzo della Civiltà “è e resta un luogo simbolico in questo senso”.

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