04 ottobre 2007

Beep beep dallo spazio profondo

Sembra incredibile ma cinquant'anni dopo lo Sputnik, c'è una sonda spaziale (per Plutone!) che emette, ancora, un debole beep beep. Solo che è veramente difficile captarlo senza i radiotelescopi della NASA. Difficile ma non impossibile. Un articolo pubblicato oggi sul sito della NASA mi offre un irrinunciabile assist per mettere in un contesto più attuale la questione Judica Cordiglia. Una questione che ruota tutta sull'estrema vaghezza di certi pezzi della "documentazione" fornita a supporto delle dichiarazioni dei fratelli di Torre Bert. Intendiamoci, non voglio far finta che le condizioni al contorno di 50 anni fa siano le stesse di oggi. Sta però di fatto che le imprese dei Cordiglia, che allora erano comunque straordinarie, non erano monopolio esclusivo dei due estrosi fratelli. Non lo furono allora e non lo sono oggi. Altri radioamatori ricevettero i segnali dello Sputnik e molti altri radioamatori e organismi non professionali o accademici hanno continuato in tutti questi anni a seguire, da Terra, le comunicazioni dei veicoli spaziali, con o senza uomini a bordo. Un piccolo "movimento" di appassionati
L'articolo della NASA riguarda New Horizons (qui una descrizione del veicolo spaziale), la navicella partita lo scorso anno per il lontanissimo Plutone. La data prevista per l'arrivo è il 2016. In tutto questo tempo New Horizons comunica con la terra, scrive l'ente spaziale americano, con un vero e proprio radiofaro politonale (a 8 toni) con una modulazione di fase della portante da parte di una sottoportante a onda quadra, un sistema chiamato Beacon Monitor già sperimentato a bordo della navicella Deep Space. Insomma, un pigolio molto simile a quello ascoltato dai Judica Cordiglia dallo Sputnik, che non mette a dura prova le sensibili orecchie del sistema . Il sistema serve a comunicare uno degli otto stati corrispondenti a un check periodico delle funzionalità a bordo di New Horizon. Ovviamente la speranza è quella di ascoltare il tono corrispondente a "tutto OK".

Tones from Deep Space

October 4, 2007: "Beep… beep… beep...." That's the sound that marked the beginning of the Space Age fifty years ago. It was a simple radio tone transmitted by the first satellite, Sputnik 1, as it orbited Earth in October 1957.
Since then communication with spacecraft has advanced tremendously. Yet a modern probe on the way to the edge of the solar system is using Sputnik-like tones to send messages back to Earth.
Why the retro technology? It solves a modern problem: multiplication. Sputnik has so many descendants! There are robots on Mars; spacecraft circling Saturn, Mars and the Sun; probes en route to Mercury, the asteroid belt and even Pluto. All of these missions are trying to talk to Earth, creating a cacophony that threatens to overtax NASA's Deep Space Network. If only these probes could learn to communicate with greater brevity as Sputnik once did.
Enter Beacon Monitor--a device onboard NASA's New Horizons spacecraft that communicates with Earth using only eight simple tones. It leverages the fact that New Horizons doesn't have much to do during its 9-year voyage to Pluto other than report its status to Earth. "I'm okay," sums up a typical weekly transmission.
New Horizons is capable of complex communication. It can transmit detailed images and data streams rich in numerical information. "But when we only need a basic status check, a few simple tones are fine," says Henry Hotz an engineer at NASA's Jet Propulsion Laboratory who helped develop the technology.
Despite its seeming simplicity, the beacon is sophisticated. New Horizons has many systems and all of them must be checked. Onboard software boils down the entire situation into a succinct "diagnosis." The system then uses a low-power antenna to transmit the diagnosis as one of eight simple radio tones. One means I'm okay while the other seven signify calls for help ranging in urgency from Help me soon to Help me now to Red Alert! I'm in big trouble.
This approach has many advantages. "Simple tones from a distant probe are much easier to detect on Earth than an ordinary data transmission," explains Hotz. "If you miss part of a complex data stream the information is lost, but any part of a simple tone can tell you its frequency, thus revealing the message." The simpler transmission means that the beacon can use less of the probe's limited power (New Horizons operates on less power than a pair of 100-watt household light bulbs), and mission scientists can use smaller dishes to receive the signal. "Both of these advantages cut costs and make a mission more feasible."
Beacon Monitor was first tested onboard Deep Space 1, an experimental spacecraft flown in 1998 by NASA's New Millennium Program. The raison d’etre of Deep Space 1 was to test a suite of cutting-edge technologies (e.g., an ion engine, a smart autopilot, super-solar arrays and a back-to-the-future status monitor) for possible use on future missions. "Beacon Monitor passed with flying colors and was later installed on New Horizons."
So, as the Space Age began, it continues, to Pluto and beyond. Close your eyes. Can you hear the tones?
Con Beacon Monitor non stiamo più parlando di portanti a 20 MHz, qui ormai si lavora nella X-Band, sugli 8.4 GHz. Ma questo non significa che gli eredi - lasciatemi dire, un po' meno imprecisi - dei fratelli Cordiglia, non ci provino lo stesso. E infatti ci riescono. Nel dicembre del 2005 Slashdot riferiva delle imprese di Paul Marsh, radioamatore inglese del gruppo Flight Refuelling Amateur Radio Group.
As reported on the Mars-net email list Flight Refuelling Amateur Radio Society's resident satcom + WLAN guru Paul J. Marsh (M0EYT) has managed to detect and receive NASA's Mars Reconnaissance Orbiter on X band at a staggering range of 45 million miles from Earth using a home made receiver setup and a RFspace SDR-14 software radio.
Una descrizione tecnica del set up utilizzato da Paul si trova nei suoi articoli su UHF-Satcom, in particolare quello dedicato alla sonda Mars Venus Express e Mars Reconnaisance Orbiter. 45 milioni di miglia è un bel record di distanza, ma non è detto che con un po' di ingegno e di tecnologia SDR non ci si arrivi. Altre informazioni e risorse sull'ascolto amatoriale dello spazio profondo si trovano su Hobbyspace.com.
L'infrastruttura di cui si serve la NASA per comunicare con il suo gregge di sonde interplanetarie si chiama Deep Space Network, descritta in questo articolo di qualche anno fa (è sempre valido, i tempi delle missioni sono piuttosto lunghi). Le frequenze utilizzate si trovano su 2,2, 8,4 e 32 GHz nelle microonde. Frequenze che richiedono downconverter e amplificatori speciali, che ovviamente uno non può permettersi di acquistare al supermercato del transistor. Ci vuole molto ingegno e tanta autocostruzione. Un gruppo Yahoo, l'Amateur DSN, contiene un bel po' di materiali su questo tipo di apparecchiature, ma per avere un'idea dei risultati che si possono ottenere, fate un salto sulla pagina di Luis Cupido, radioamatore portoghese molto attivo sugli 8.4 Ghz. Sua la traccia del New Horizons che illustra questo post.
Oggi persino Google celebra il cinquantesimo anniversario dello Sputnik alla sua maniera, modificando così il suo inconfondibile logo:


Nessun commento: