17 dicembre 2007

Roberto Zaino: "Con Worldspace, lo stesso entusiasmo"

Worldspace Italia mi ha offerto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con Roberto Zaino, da poche settimane responsabile dei contenuti che saranno proposti, entro fine 2008, dal nuovo servizio di pay radio satellitare digitale. Ecco il testo della breve intervista telefonica.

Che cosa sta accadendo nel dietro le quinte dei preparativi per il lancio di Worldspace Italia?

C’è una voglia di fare assimilabile per davvero ai tempi pionieristici degli albori della radio commerciale, la voglia di sperimentare un mezzo nuovo sicuramente per l’Italia ma anche per l’Europa. Con il satellite abbiamo la possibilità di essere ascoltati in tutta Italia senza disturbi, a tutti gli effetti in isofrequenza, con cinquanta canali proposti con le più varie tipologie di programmazione: intrattenimento, informazione, cultura. Il tutto senza i vincoli dei soliti formati cui l’FM ci ha ormai abituato. Sarebbe ingiusto dire che la radio è diventata tutta uguale ma bisogna ammettere che la distanza, tra le varie programmazioni, si è molto ridotta. La cosa importante è che in questo momento sto rivivendo lo stesso entusiasmo di tanti anni fa. Ho l’opportunità di inventare non dei nuovi canali ma cinquanta radio diverse, la radio con tutte le altre radio.

Negli Stati Uniti, con Xm e Sirius, il modello della firma, del personaggio famoso che propone una “sua” programmazione sia stata vincente. Sarà lo stesso da noi?

Fino a pochi giorni fa ero a Wshington, dove sono andato a visitare gli studi di Xm Radio per parlare coi responsabili, confrontarmi con loro e verificare le ipotesi che mi stanno frullando in mente. E’ vero, da quelle parti la programmazione firmata da Bob Dylan, dai Le Zeppelin e soprattutto i due canali del mitico Howard Stern è stata un buon “specchietto per le allodole” se mi passi il termine. In Italia abbiamo invece l’esempio di stazioni che sono diventate famose grazie ai personaggi, penso a casi come Deejay, ma anche altre, come RTL 102.5, che ha portato avanti un modello basato su un brand e su un prodotto assoluto, più che su personaggi carismatici (con la possibile eccezione di Federico l’Olandese volante). Direi che c’è spazio per tutto, anche per la grande firma, purché la firma non diventi una scorciatoia, una semplice furbizia. Secondo me la firma vince quando riesce a trasferire un’immagine intima, privata, come in una fanzine musicale. Allora sì che si possono immaginare programmi legati alle celebrità. Io ho già in mente almeno quattro nomi.

In effetti, a parte qualche caso eclatante, siamo più abituati a pensare ai Vip televisivi che ai “personaggi” radiofonici.

Per me questo dimostra che la qualità vera la si trova più facilmente nella radio piuttosto che nella tv generalista di oggi. In radio bisogna avere ritmo, rispettare i tempi, dire le parole che sanno emozionare. Spesso in tv bastano due belle tette, un po’ di pubbliche relazioni col funzionario giusto. In radio non succede, bisogna essere bravi davvero.

E secondo te come potrebbero reagire gli ascoltatori italiani al modello pay radio? Forse abbiamo una programmazione poco variata, ma intanto è gratuita.

Il mercato è sicuramente maturo. Siamo passati per una fase in cui nessuno pagava più il canone per una RAI che sapeva fare un prodotto magari dignitoso ma non da tv pubblica, impegnata com’era a rincorrere la tv commerciale. Poi è arrivata la tv satellitare, che è esplosa veramente quando Sky è diventato il provider unico. Anche qui abbiamo avuto la lunga fase dei decoder e delle schede crakkate. Le cose sono cambiate anche perché Sky ha saputo trovare una struttura di pricing più adeguata. E oggi ci sono 4 milioni e mezzo di famiglie che sono disposte a pagare per vedere qualcosa di diverso e almeno inizialmente privo di pubblicità. Sono convinto che questa lungo processo educativo sia un vantaggio per la radio a pagamento, che quando il pubblico avrà davanti la nostra offerta accetterà più che volentieri l’idea di pagare l’equivalente di un paio di pacchetti di sigarette al mese per accedere ai programmi.

Negli Stati Uniti la radio digitale è arrivata col satellite. In Italia il contesto normativo è quello che è ma in Europa la radio digitale ha avuto tutto il tempo per affermarsi per via terrestre. Eppure, nella maggior parte dei casi non ce l’ha fatta. Forse perché la tecnologia non veniva incontro a una reale esigenza? Colpa dei contenuti poco allettanti?

Direi una miscela delle ragioni che hai evidenziato. In Italia si è preferito privilegiare la digitalizzazione della Tv a discapito di quella radiofonica. Il DAB moltiplica il numero di canali ma ti costringe a costruire un’offerta, se non hai la possibilità di sviluppare una programmazione specifica fare canali troppo anonimi non è la risposta giusta. E lo dico con un certo rimpianto perché se il DAB si fosse sviluppato forse oggi anche noi avremmo davanti un terreno già arato: Così non è stato e sono convinto che la strada giusta sarà quella satellitare.

Ma a questo punto non temete la possibile concorrenza del terrestre?

La concorrenza è sempre positiva, stimola la creatività, spinge a fare sempre meglio. Chi ha inventiva e coraggio e sceglie di osare proponendo qualcosa di nuovo, di mettersi in gioco con una programmazione anche aggressiva, “scomoda”, alla fine ha successo. Se un’idea è vincente, lo sarà a dispetto della piattaforma utilizzata.

Chi è Roberto Zaino?

E’ uno che nel 1975 lavorava a Radio Milano International e che più di trent’anni dopo ha deciso di lasciare RTL 102 proprio per la voglia di rimettersi in gioco. Ho scelto qualcosa che mi riporta indietro, al pionierismo delle origini. L’FM mi ha dato letteralmente tutto: dopo RMI, Montecarlo, Radio Music (diventata poi Deejay), ma anche la RAI, RTL... Ho la sensazione che in Italia l’FM abbia dato il 90% delle sue possibilità e voglio sperimentare un mezzo che può ancora dare il 100%.

Pensate di rispettare le tempistiche previste? Worldspace Italia sarà on air nella seconda metà del 2008?

Credo proprio di sì e a questo proposito un’idea ce l’avrei. Io compio gli anni il 25 ottobre, che è anche la data di compleanno di Luca Panerai [ideatore e oggi responsabile del progetto Worldspace in Class Editori, NdR]. Ma è anche l’anniversario della Rivoluzione d’ottobre. E la nostra sarà una rivoluzione.

2 commenti:

Fabrizio ha detto...

ciao, penso che potresti usare il blog anche per dire "cari lettori, tra 2 giorni intervisterò la persona X, avete in mente domande particolarmente interessanti da fargli/le?"

Interessante worldspace, io chiederei a Vasco Rossi di fare una rubrica settimanale. Ci vogliono personaggi con un certo appeal per far scattare l'interesse mediatico. 50 canali sono tantissimi, li faranno tutti loro o qualcuno lo daranno "in appalto"?

all'inizio pensavo che Worldspace volesse trasmettere via sat tutti i network principali + canali nuovi, in modo da essere realmente alternativo all'fm. Invece non sarà così

Andrea Lawendel ha detto...

Non sempre posso programmare incontrie e interviste. E pochi altri lettori sono altrettanto puntuali e curiosi. O hanno semplicemente tanta voglia di interagire.
Seguo i preparativi di Worldspace Italia da parecchio tempo (tanto da essermi ormai avvicinato alla soglia di preoccupazione tipica dei progetti che "annunciano" una data di lancio lontana). Fin dall'inizio è stata chiara l'intenzione di offrire una radio alternativa alla radio, non una semplice tecnologia alternativa all'FM. Insomma il modello è quello americano: sul satellite trovi quello che su FM non troveresti. Come andranno veramente le cose è difficile dirlo e personalmente faccio i miei migliori auguri a Zaino. Bisognerà vedere se e quando i canali saranno davvero cinquanta. Quanto all'autoproduzione, no, non penso proprio che tutti i canali saranno prodotti internamente, le primissime parole di Luca Panerai lasciavano chiaramente capire che l'idea sia piuttosto quella degli accordi con content provider grandi e piccoli. Il "rischio" se così si può dire è che per accelerare la partenza ed evitare spiacevoli buchi, Worldspace scelga, per partire, di ritrasmettere anche i network radiofonici ma non trascurare un fattore: questa dovrebbe essere, in teoria, una radio pay per listen e commercial free. Niente pubblicità. Come si fa con i network che grondano spot? Si interrompe il segnale? O si lasciano gli spot e si studiano complicati meccanismi di revenue sharing tra inserzionisti, concessionari, radio e satellite? Mi spiace pensare di dover attendere ancora un anno per trovare una risposta a tutti questi interrogativi. Il progetto è ambizioso e merita di essere seguito. Penso anche che meriti un buon successo, sarebbe una terza vita della radio via etere. Sulle effettive chance di successo, specie sul piano finanziario, non saprei dire. Per ora i due operatori americani hanno dato vita a un fenomeno straordinario, ma stanno ancora facendo i conti con strutture dei costi al momento insormontabili. In Europa le cose andranno meglio?