12 ottobre 2008

Radio Golf, il meglio della drammaturgia afroamericana


Il San Jose Mercury, è un brillante quotidiano della Silicon Valley che di solito mi informa puntualmente sugli ultimi sviluppi delle tecnologie e sul mondo della finanza che vorticosamente (un po' meno, in questi giorni...) ruota loro intorno. Questa volta però è la sezione spettacoli del Mercury a gettare luce su un autore teatrale americano a me del tutto sconosciuto, August Wilson, di cui a Mountain View va in questi giorni in scena l'ultima commedia (Wilson è mancato qualche anno fa, dopo una inutile lotta contro il cancro al fegato).
"Radio Golf", questo suo ultimo lavoro, è stato portato a termine, riscritto, limato, durante i pochi mesi di una malattia diagnosticata nel giugno del 2005 e perfettamente inquadrata nella sua prognosi infausta: da tre a cinque mesi, chemioembolizzazione (in pratica una chemioterapia praticata in situ attraverso l'arteria epatica) e trapianto ormai inutili. Wilsono se n'è andato dopo quattro. Leggendo la biografia di questo autore su Wikipedia apprendo che Wilson è figlio di un immigrato tedesco e di una afroamericana, nato a Pittsburgh e successivamente vissuto a St Paul nel Minnesota e a Seattle. Uno che si è fatto da solo, che ha lasciato la scuola media per protesta, dopo che un insegnante lo aveva accusato di aver plagiato un tema su Napoleone e che in seguito ha studiato da autodidatta frequentando talmente assiduamente la biblioteca Carnegie da meritare, da quest'ultima, un onore mai concesso a nessun altro: il rilascio di un regolare diploma di high school. I responsabili della Carnegie avevano visto giusto: nel corso della sua carriera di drammaturgo, Wilson, né Kittel, ha ricevuto ben due premi Pulitzer.
Radio Golf è il decimo "episodio" del monumento letterario eretto da Wilson nella parte finale della sua carriera, il cosiddetto Pittsburgh Cycle (o anche il Century Cycle). Dieci spaccati di vita afro-americana ambientati ciascuno in una decade diversa del ventesimo secolo, dal 1900 di Gem of the Ocean agli anni novanta di Radio Golf. Una serie non necessariamente concatenata, ma con alcuni personaggi ricorrenti e, ovviamente, una unità stilistica che fanno di questo ciclo un simbolo importante del riscatto culturale e identitario della comunità nera americana. Forse il vero leit motif che unisce i vari episodi del ciclo di Pittsburgh è il personaggio di Aunt Ester, una "lavandaia di anime" che viene menzionata per la prima volta in Gem of the ocean come una discendente di schiavi vecchia, nella finzione del dramma, di 285 anni. Aunt Ester la ritroviamo 322enne in Two trains running, l'episodio degli anni sessanta e muore in quello degli anni ottanta, King Hedley II. Ma la sua figura, anzi la sua abitazione al 1839 di Wylie Avenue, nel distretto The Hill, ha un ruolo chiave nel plot di Radio Golf, che descrive un ricco palazzinaro di colore che oltre a covare l'ambizione di candidarsi sindaco, cerca di portare avanti un esteso progetto di riqualificazione del quartiere Hill. Riqualificazione che ovviamente comporterebbe l'abbattimento della vecchia casa di Aunt Ester, e con essa del patrimonio di ricordi e sofferenze che la memoria della vecchia schiava ha custodito lungo l'intero arco del Pittsburgh Cycle. A questo punto, se mi avete seguito sin qui vi chiederete perché questo dramma teatrale si intitola proprio Radio Golf?
Per due motivi. Uno perché il golf è diventato il simbolo stesso della affermazione della comunità nera negli Stati Uniti. Una "affermazione" che Wilson interpreta in chiava sarcastica e quasi apocalittica. Gli schiavi perseguitati e trattati come bestie che arrivano alle vette più elevate di quella montagna di arrivismo, denaro e carriere politiche spesso controverse che connota parte della cultura bianca americana, altro non sono che figure faustiane orientate a vendersela l'anima, più che a mondarsela. L'altro perché nella finzione una radio c'entra davvero. Protagonista di Radio Golf è Harmond Wilks, imprenditore del real estate che si fa aiutare dall'amico Roosvelt Hicks nel complicato meccanismo della raccolta dei fondi necessari per il progetto del centro residenziale. Per trovare i soldi, Hicks pensa bene di diventare l'uomo di paglia, rappresentante di una minoranza etnica, in una lucrosa iniziativa radiofonica in grado di intercettare le sovvenzioni pubbliche. A quella stazione radio, la WBTZ, il "negro" Hicks - l'uso spregiativo del termine è voluto dall'autore - cura un programma dedicato a chi vuole perfezionare il suo "swing" al gioco del golf. Andata in scena a Broadway nel 2007, Radio Golf non ha del tutto convinto i critici, alcuni dei quali giudicano l'episodio il peggiore del ciclo. Ma continua a reggere perfettamente, malgrado le difficoltà incontrate dal suo autore ormai morente, al confronto qualitativo stabilito dai nove drammi precedenti.
Ho trovato sul sito di NPR alcune interviste agli attori che nel marzo scorso al Kennedy Center di Washington hanno inscenato l'intera lettura del Pittsburgh Cycle. Immagino che esistano versioni radiofoniche dell'interpretazione dei drammi di August Wilson, ma non ho trovato riferimenti a parte un programma televisivo della PBS in cui Wilson parla della sua grande passione musicale, il blues. E non so se di Wilson sia mai stato tradotto qualcosa qui in Italia. Tra le varie citazioni riportate dalla NPR ne ho trovata una di un suo personaggio in Joe Turner's Come and Gone, episodio del Century Cycle e dice più o meno così: al mondo non c'è bisogno altro che amare e ridere; tutti noi abbiamo solo bisogno di questo, avere l'amore in una mano e una risata nell'altra.

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