18 novembre 2008

Quella notte d'agosto al Gleiwitz Sender

La rivista storica amatoriale inglese After the Battle, che mette a confronto il presente e il passato dei luoghi più significativi degli eventi bellici recenti, dedica la copertina dell'ultimo numero al cosiddetto incidente di Gleiwitz, uno degli episodi che Hitler prese a pretesto per invadere la Polonia la notte del 31 agosto del 1939. Che proprio Hitler avesse bisogno di un casus belli (e perché no? molti conflitti scoppiano per "colpa" di episodi a volte banali o inventati ad arte), può far sorridere. Ma il Terzo Reich prendeva molto sul serio tutte le tecniche di manipolazione della realtà. Solo durante il processo di Norimberga saltò fuori che anche l'incidente di Gleiwitz - una località della Slesia che in Polacco si chiama Gliwice, pronunciato ghlivìze, con l'accento sulla seconda i) - faceva parte della lunga catena di misfatti che SS, Gestapo e servizi vari prima organizzavano, poi attribuivano al nemico di turno.
Che cosa accadde a Gliwice? Accadde che una squadra di sabotatori in abiti civili sfondò la porta del complesso che ospitava il trasmettitore dell'emittente tedesca (la Slesia è uno di quei territori di confine che sembra fatto per portare guai. Abitato da sempre, frequentato da gruppi etnici e linguistici diversi, definito da confini quanto mai labili e ballerini. A metà Settecento annessa da Federico il Grande, la Slesia alla fine della Prima Guerra viene rivendicata dalla Germania e dalle neonata Repubblica Polacca. La "causa" della Slesia, censamente popolata da famiglie tedesche ma ricca di minerali, fu subito adottata da zio Adolf, insieme a questioni non risolte come i Sudeti o il corridoio di Danzica. Tra 1934 e 35, la Lorenz aveva impiantato l'emittente Gleiwitz Sender che quella maledetta notte del 31 agosto fu occupata da alcune persone che lessero un comunicato in polacco. A guidare quel gruppo non c'erano i resistenti polacchi tirati in ballo da Hitler nel suo discorso di "giustificazione". Ma un ufficiale delle SS, Alfred Naujocks reo confesso a Norimberga (dove rivelò di aver ricevuto l'ordine da Reinhard Heydrich, dei servizi informativi della sicurezza del Reich e Heinrich Müller, capo della Gestapo, di guidare la squadra di sabotatori). Naujocks sarà anche al comando del gruppo che a Venlo - località olandese sede di un altro "incidente" pre-bellico - era riuscito a catturare due agenti inglesi. Che furono costretti a rivelare molti nomi delle rete spionistiche inglesi in Germania e nazioni confinanti.
L'episodio di Gliwice non fu citato esplicitamente da Hitler, ma la strategia era precisa: attribuire ai polacchi il demerito di aver superato per primi le soglie di sopportazione. Oggi in questa stessa località si può ammirare ancora la torre in legno che reggeva l'antenna del Gleiwitz Sender e la sede assaltata da Naujocks è stata trasformata in un museo che ospita ancora buona parte degli impianti originali. L'antenna, che dovrebbe essere la struttura in legno più elevata d'Europa, viene continuamente restaurata e secondo i curatori del museo di Gliwice può resistere ancora qualche decennio. Dopo il processo di Norimberga, Naujocks sopravvisse per una ventina d'anni, cercando di restare autonomo. Su di lui un giornalista austriaco pubblicò una biografia intitolata L'uomo che fece scoppiare la guerra mondiale. La sua carriera di agente della disinformacija comprende anche la creazione di emittenti clandestine e sembra anche che fosse sua l'idea alla base di Aktion Bernhard, l'emissione di considerevoli quantitativi di sterline false che avrebbero dovuto minare l'economia di guerra britannica: una storia oggetto di un recente film, I Falsari. Per la stampa delle sterline false furono assoldati dei prigionieri slovacchi, tra cui Adolf Burger, successivamente autore di un libro autobiografico La bottega del diavolo. Adolf Burger è ancora vivo e vegeto, vive a Praga e qui trovate l'intervista realizzata dalla redazione inglese di Radio Praga.

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