26 marzo 2010

Digital Radio Mondiale alla ricerca del ricevitore perduto

Al termine della conferenza annuale del DRM Consortium a Hilversum sono stati annunciati alcune nuove nomine in seno allo Steering Board e l'arrivo di nuove aziende (la francese Digidia, la tedesca RfMondial, l'americana Nautel) o enti trasmissivi che si aggiungono ai 15 organismi già presenti nel direttivo. Leggo dal comunicato stampa pubblicato ieri che i me
mbri del consorzio riconoscono all'unanimità i progressi compiuti dallo standard Digital Radio Mondiale in questi anni, con l'approvazione della versione DRM+ per la banda FM e l'adozione "ufficiale" dello standard in India e Russia.
Come sempre si continua a fare del cattivo marketing su un prodotto che richiederebbe un marketing da frigorifero agli eschimesi invece di concordare una strategia davvero omnicomprensiva, che tenga davvero conto dei potenziali di mercato del DRM nelle sue varie articolazioni (trasmissione a medio lunga distanza - facendo finta che non esistano grossi, forse insormontabili, problemi propagativi - e trasmissione locale) e del reale stato dell'arte dell'industria dei componenti, delle infrastrutture e dei sistemi di ricezione. Su quest'ultimo piano
il DRM è riuscito a produrre soltanto qualche modulatore, parliamo letteralmente di pochissimi pezzi utilizzati da una manciata di broadcaster internazionali e, in Europa, da alcune emittenti perlopiù pubbliche nella banda delle onde medie. Lato ricevitori, qualche componente di elettronica embedded, qualche chipset di trattamento e decodifica, appena sufficienti per sfornare poche centinaia di pezzi di cinque o sei modelli di ricevitori portatili stand alone. Troppo poco per chiamarlo "progresso" considerando che sono trascorsi sette anni dalla prima trasmissione inaugurale.
La verità è che fino a questo momento a spingere per il DRM è stata una manciata di aziende e technology and service provider concentrati sulla difficile impresa della modernizzazione delle onde corte. Una modernizzazione che non interessa praticamente a nessuno.
Ci sono due o tre tipi di audience oggi nelle onde corte internazionali: i ricchi occidentali colti o annoiati, i poveri derelitti ignoranti in nazioni normalmente vessate da governi non democratici e forse (dico forse perché sono comunità che possono tranqullamente fare a meno delle onde corte) le comunità di immigrati che vivono e lavorano in nazioni occidentali colte e annoiate, per i quali le onde corte sono solo in fondo, molto in fondo, a una lista di priorità mediatiche che la televisione satellitare, Internet e l'FM locale coprono in modo eccellente. La prima di queste tre audience trova tutto su Internet, incluse le emittenti internazionali che fino a ieri utilizzavano le onde corte e le hanno spente. I secondi hanno il dannato problema di dover sbarcare il lunario in condizioni difficili e non capirebbero l'utilità di un sistema di trasmissione che richiede ricevitori scarsi, costosi e difficili da alimentare. I migranti potrebbero anche affezionarsi alle onde corte, se solo qualcuno si degnasse di offrire una programmazione decente, ma vivono appunto in situazioni in cui il satellite e Internet sono più che sufficienti, considerando anche che in molti casi - Italia vistosamente esclusa - possono contare su valide emittenti locali etniche.
L'uso regionale locale del DRM potrebbe anche aver senso in un contesto di allargamento delle opportunità di accesso a risorse mediatiche alternative e nell'assai più arduo contesto della sostituzione/digitalizzazione dell'FM o in alcuni casi (vedi appunto India, Russia, Cina) della modulazione di ampiezza. Ma anche qui non mi sembra che il DRM Consortium abbia le idee molto chiare. Comunque la si giri in questa declinazione dello standard il vero problema consiste nel mettere in campo una catena dei valori sostenibile. Ci vuole interesse da parte del pubblico. Interesse che viene stimolato dall'offerta di contenuti. Offerta di contenuti che deve essere veicolata attraverso terminali utente abbastanza sexy da scatenare la voglia di acquistarli. E torniamo così alla square one, al punto di partenza del nostro gioco dell'oca digitale. Il DRM Consortium proprio non riesce a capire che è perfettamente inutile accendere mille trasmettitori digitali se la gente non riesce ad ascoltarli. Non si crea mercato cinematografico nuovo proiettando un film muto a una platea di non vedenti.
In questo maligno gioco dell'oca e dell'uovo, forse la casella dei terminali utente non è una ragion sufficiente. Ma è certamente una ragion necessaria. Non si può scommettere che un negozio farcito di ricevitori DRM scateni la voglia di produrre contenuti e quindi l'interesse
degli acquirenti. Senza ricevitori, però, non si va proprio da nessuna parte. Come devono essere fatti? Chi li produrrà? A sette anni di distanza nessuno del consorzio DRM può rispondere a questa domanda e questo è il loro problema di fondo. Il vero elemento di novità degli ultimi due anni è il peso acquisito nell'industria da un approccio Software Defined Radio, in cui la radiofrequenza viene convertita in banda base e questa manipolata con tecniche di DSP e componenti che a questo punto possono forse essere presi in prestito da altri comparti dell'industria. I processori DSP general purpose sono troppo complessi? Ci sono le economie di scala per pensare a degli ASIC? L'approccio della logica cablata è percorribile?
(A questo proposito ho trovato questo documento di Tensilica, azienda che lo scorso anno ha annunciato una soluzione DSP per DRM e altri standard che mi pare piuttosto interessante.) I fantastici breakthrough degli ultimi due o tre anni nel campo delle Graphics Processing Unit offriranno nuovi spunti anche a chi si occupa di audio base band processing?
Invece di annunciare accordi farlocchi con All India Radio - quando mai digitalizzeranno le loro onde medie se 900 milioni di persone non saprebbero come ascoltarne il segnale? - il consorzio DRM deve sedersi al tavolo e dare una risposta a questi interrogativi. Magari alla luce del sempre più serrato confronto tra modello broadcast e modello unicast di Internet, con o senza fili. Se non si fanno le cose sul serio, diventa sempre più difficile trovare i soldi per giochetti, convegni e comunicati stampa.

New DRM Steering Board leadership elected

The DRM Consortium has elected its new leadership for the next two years and agreed its broad strategy based on continuity, development and growth of the DRM standard worldwide during its General Assembly held at the headquarters of Radio Netherlands Worldwide (RNW) in Hilversum, Netherlands.
The Steering Board, which runs the DRM Consortium and sets its strategy and implementation, now includes five new companies: Digidia, Rfmondial, Nautel, Christian Vision and Voice of Russia. They join fifteen other companies that have existing representatives on the Steering Board and together strengthen the Consortium.
Ruxandra Obreja, Head of Digital Radio Development, BBC World Service was re-elected as the Chairperson of the DRM Consortium for the next two years. The Steering Board also elected two vice Chairs – Jochen Huber, Transradio and Ludo Maes, TDP. Lindsay Cornell, BBC and Michel Penneroux, TDF were re-elected Technical and Committee chairpersons respectively. Alexander Zink, Fraunhofer Institute, was confirmed as Treasurer of the Consortium for the next two years.
The two day conference (24th-25th March 2010) was attended by many DRM members and supporters from around the world who not only took part in the elections but discussed the progress of DRM technology and the challenges faced by the introduction of digital radio in general and DRM in particular. All members unanimously agreed that DRM has made great progress in the recent years including minimum receiver requirements, the extension of the DRM standard to include DRM+ and official adoption of the standard in Russia and India. The assembly urged receiver manufacturers not to overlook the growing demand for digital receivers and to bring appropriate products to the market.
The General Assembly is the largest decision-making body of the DRM Consortium which meets every two years for an extraordinary meeting to elect the governing bodies and representatives to oversee Consortium’s activities in spreading the use and take-up of DRM digital radio technology.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Capisco che un blog sia soprattutto uno sfogatoio personale, piu'
un monologo che un dialogo, ma questo ininterrotto latrato contro
il DRM che dura qui da anni non e' un po' stancante anche per chi
scrive (oltre che sicuramente per chi legge) ?
E dicendo da anni sempre le stesse cose ...
I ricevitori che scandalosamente mancano! Vediamo.
Per fare un ricevitore DRM che sia appena decente ci vuole intanto un
ricevitore ad onde corte non meno che eccellente, qualcosa che non trovi
sul mercato per meno di diciamo 500$. A questo bisogna aggiungere la
decodifica, che per il DRM significa un carico computazionale notevole
(e la cifra aumenta). E dev'essere multimediale. E guai se c'e' un dropout !
E tutto questo deve finire non sul tavolo di un ricco occidentale annoiato
che fa il DXer, ma nella tasca di un africano o indiano che al massimo
possono spendere dieci o venti dollari.
Ci vuole un genio dell'elettronica per rendersi conto che tutto questo, tutto
insieme, con le tecnologie attuali e' semplicemente impossibile ?
E non e' un problema del solo DRM. Se gli apparecchi DRM attuali fanno
tenerezza, come i primi telefoni portatili, non e' che le altre tecnologie simili
siano meno buffe.
Il ricevitore XM piu' "economico" costa 150$, le batterie durano (versione
standard) due ore, e il manuale ti informa che e' meglio non stare sotto
un albero o un androne altrimenti non senti nulla.
O i ricevitori Worldspace, che nonostante ASIC e il coinvolgimento di produttori
importanti (cause spesso citate del mancato decollo del DRM) in dieci anni
non sono mai scesi sotto un prezzo men che proibitivo per i paesi poveri
cui erano destinati (e consumi pure proibitivi).
E le radio satellitari (e i telefoni cellulari, spesso tirati impropriamente in
questo discorso come fossero radio) non hanno il problema di non doversi
saturare la sera in 49 metri, della propagazione, dell'interferenza, ecc.
Il responsabile commerciale del consorzio DRM sostiene paradossalmente
che i ricevitori ora e' meglio che non ci siano, perche' con il progresso
attuale invecchierebbero molto rapidamente, prima che compaiano i broadcasters
e un mercato. Nella storia recente della tecnologia non mancano esempi di questo
tipo, operatori troppo frettolosi di portare sul mercato una tecnologia immatura che si
sono svenati (e falliti) surclassati dagli ultimi arrivati (telefonia satellitare).
Ne' mi sembra si possa farne un problema di contenuti. L'unica radio digitale al mondo
che ha avuto finora qualche successo, HD Radio, e' sostanzialmente la semplice
digitalizzazione della radio preesistente (AM e FM), e l'unico sistema che possa
fare lo stesso nel resto del mondo e' il DRM.

A leggere i post apocalittici di questo blog sembra che questo sistema sia da sette
anni sull'orlo della fine.
Certo. La fine dell'inizio.

Andrea Lawendel ha detto...

L'anonimo commentatore (che noia, l'anonimato di Internet, anche se quache sospetto sull'autore di questa pregevole, realistica critica, lo nutrirei) impiega almeno mezz'ora - a dir poco - del suo preziosissimo tempo per dialogare con i miei monologhi, dimostrando tra l'altro di aver letto tutti gli altri tediosissimi post. Segno che almeno il modello funziona, forse meglio della radio digitale.
Non si capisce bene, però, quali siano le conclusioni raggiunte. Che da anni sto scrivendo un mare di cazzate? Probabilmente è così, ma mezz'ora - a dir poco - per dirmelo in faccia mi sembra francamente eccessivo. Visto che dopo tanto argomentare in realtà il mio lettore non dice assolutamente niente mi limito ad osservare tre cose: che il "successo" di HD Radio finora è alquanto opinabile; che i telefoni cellulari qui tirati in ballo "come fossero radio" sono proprio radio e che volendo, proprio grazie al DSP; possiamo benissimo costruire radio convenzionali che non si saturano la sera nei 49 metri, senza cambiare di una virgola le odiate modulazioni analogiche e - udite, udite - possiamo farle pagare 25 dollari agli africani, non 500.
Non ho mai scritto che la radio non verrà digitalizzata. Anzi, ho sempre scritto che l'unico modo per digitalizzarla è imponendo la transizione per legge. Ed è quello che si farà, con grande soddisfazione del mio anonimo e nervosissimo lettore (perché tanto nervosismo, se il trionfo di Digital Radio Mondiale è così vicino?)