07 marzo 2010

Italia 2010: l'ombra della censura sulla democrazia

Non è la prima volta che mi chiedo se in Italia la libertà di espressione sia una realtà effettiva, sancita, incoraggiata e tutelata, o una mera convenzione. Qualcosa di scolpito nella pietra di una tavola o tracciato sulla sabbia, frettolosamente e perché si "deve fare". Penso che debba chiederselo chiunque scriva, più o meno meritatamente, su un grande giornale, visto che è in tale contesto che è doveroso verificare la presenza di eventuali condizionamenti (purtroppo ci sono).
Ma in questi giorni il dubbio si è fatto particolarmente angoscioso. Tanto da farmi chiedere se una volta postami la domanda ho davvero voglia di conoscere la risposta. Che in Italia, prima di Internet, l'accessibilità ai mezzi comunicazione fosse un po' meno incondizionata che altrove, lo si sospetta da tempo. I media a controllo pubblico garantiscono solo una equa visibilità dei controllori, a scapito di tutto il resto. Potrebbe bastare se i controllori rappresentassero davvero gli elettori, ma con questa legge elettorale non basta. I media non pubblici, commerciali o no profit, sono manchevoli: i primi sono affetti da troppe impurità politiche, i secondi, quando non sono semplicemente negati, sono troppo fievoli. Il piccolo universo delle radiotelevisioni minori si è improvvisamente trovato in una situazione insostenibile quando il governo ha approvato una versione del decreto delle delle mille proroghe (che bizantinismo anacrologico) che sospende l'erogazione dei rimborsi per spese elettriche e di agenzia stampa alle emittenti che non siano affiliate a un partito o a una corrente politica. Per certi versi è una decisione che non sorprende, provenendo da un governo ormai apertamente autocratico. Ma sono convinto che si sia trattato della ennesima, banale dimostrazione della totale incapacità di una parte consistente di chi è stato portato in Parlamento (comunque la pensiamo o abbiamo votato, non siamo noi ad aver scelto quelle persone, noi ci siamo limitati a fare un segno su un vuoto simbolo, esattamente come si faceva nei paesi del blocco sovietico il cui destino non democratico ci era stato, apparentemente, negato).
Le emittenti che hanno ricevuto questo brutto schiaffo autoritario da un governo che interpreta il concetto di semplificazione non riducendo e razionalizzando leggi discusse in aula ma incrementando a dismisura il numero di decreti (traduzione: diktat), stanno facendo sentire la loro protesta, per esempio con spot come quello che potete ascoltare qui sotto, messo gratuitamente a disposizione dagli ormai fraterni amici di Newslinet. Seguite questo link per leggere invece il comunicato di Radio Popolare di Milano.

I sostegni economici tolti si possono reinstaurare e il governo, persino questo governo, finirà per provvedere, se non altro per cancellare una delle tante figuracce inanellate in questi mesi. Non sarà altrettanto rimediabile la vergogna della sospensione di programmi radiotelevisivi con "contenuti politici" alla vigilia di elezioni, oltretutto amministrative e in presenza di scandali macroscopici come l'abuso emergentistico perpetrato dagli inquisiti della protezione civile. La sospensione di quelle trasmissioni puzza manifestamente di mordacchia, è pura e semplice censura preventiva.
Il bavaglio di stato è caduto come una mannaia anche sul programma televisivo Protestantesimo, curato dalla federazione delle Chiese evangeliche di cui faccio parte. A febbraio la Rai ha fatto sapere che la puntata di protestantesimo con due servizi dedicati agli scontri razziali in Calabria e alla nostra costituzione (il 17 febbraio i protestanti italiani celebrano le "patenti" del 1848 con cui Carlo Alberto di Savoia garantì, a noi cristiani non cattolici e agli ebrei, la libertà di culto), sarebbe dovuta slittare a dopo le elezioni, togliendo di fatto agli spettatori italiani uno spunto di riflessione in più in una nazione in cui le amministrazioni locali come quella di Goito, nel Mantovano, possono permettersi di calpestare la Carta costituente chiudendo le porte degli asili comunali ai non cristiani. Riporto qui la lettera del Pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche italiane. A commento della censura subita da Protestantesimo.
Soppressione servizi "Protestantesimo" (Raidue)

La recentissima legge sull’informazione in campagna elettorale ci ha sorpresi con una nuova ed imprevedibile norma.
Avevamo preparato servizi senza alcun esponente politico e istituzionale, ma non pensavamo che addirittura si arrivasse a vietare di trattare temi politici in programmi non giornalistici.
Abbiamo cercato di trattare con , il nostro direttore (Massimo Lavatore) ha cercato di sostenerci ma l’ufficio legale della RAI è stato implacabile e ci ha cancellato i due servizi che avevamo preparato per la settimana della libertà, uno su “Immigrare dopo Rosarno” e l’altro su “Difendiamo la costituzione”.
In allegato trovate il testo dell’editoriale del Pastore Massimo Aquilante, Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, che aprirà la puntata di Protestantesimo in onda lunedì 22 febbraio alle 01,30 circa e successive repliche. I successivi servizi saranno: “Ti racconto la mia storia”, in incontro con il Pastore Romolo Ricciardiello delle chiese evangeliche della Valle del Sele, “Resistere in Zimbabwe: un incontro con Henry Chiromo, pastore dell’Unione Battista dello Zimbabwe; chiuderà il programma il 4° episodio della serie biblica: “L’Evangelo secondo Schubert”.

Marco Davite
Protestantesimo


Per gli evangelici italiani il 17 febbraio è una festa della libertà. Si ricorda, infatti, il 17 febbraio del 1848, quando il re Carlo Alberto concesse i diritti civili ai valdesi, presenti da secoli nel nostro Paese. Da quel giorno, ogni anno nelle Valli valdesi del Piemonte, si accendono grandi fuochi, a memoria, appunto, dell’inizio di quel cammino di libertà che, attraverso il Risorgimento e la Resistenza, avrebbe trovato compimento nella Costituzione repubblicana del 1946.
Da anni ormai questa ricorrenza è diventata una festa non solo per i valdesi ma per tutti i protestanti italiani. E’ la “settimana della libertà”, nella quale le chiese evangeliche organizzano iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della libertà. Siamo infatti consapevoli che non può esservi piena libertà per una parte – la nostra – se non vi è, contemporaneamente e altrettanto pienamente, la libertà per gli altri .
Questa è la ragione per cui la Federazione delle chiese evangeliche in Italia ha voluto dedicare la Settimana della libertà di quest’anno alla questione dell’immigrazione, e in particolare ai fatti avvenuti nella cittadina calabrese di Rosarno, all’inizio di gennaio. Riteniamo, infatti, che da quella tristissima vicenda sia emerso chiaramente un problema di libertà e di rispetto dei diritti fon damentali, che riguarda il Paese nel suo complesso. Da decenni, le chiese evangeliche sono fortemente impegnate nel campo dell’accoglienza agli stranieri. E in una direzione ben precisa: quella della costruzione di esperienze di integrazione. Si vive insieme la stessa fede in Gesù Cristo, condividendo i doni che ciascuno ha ricevuto, arricchendoci reciprocamente delle diverse spiritualità e sensibilità culturali, edificando insieme la chiesa e la sua testimonianza nel Paese.
La Federazione delle chiese evangeliche ha prodotto un dossier, che raccoglie vari articoli, e due servizi televisivi per la rubrica Protestantesimo di oggi, uno sull’immigrazione e l’altro sulla Costituzione italiana. Il dossier è facilmente reperibile presso le nostre chiese. I due servizi, invece, non potranno andare in onda. La recentissima legge in materia di informazione pubblica stabilisce infatti che i programmi televisivi non riconducibili ad una testata giornalistica non possano affrontare temi di rilevanza politica durante il tempo della campagna elettorale. E poiché non si può parlare di immigrazione senza parlare contemporaneamente di politiche dell’immigrazione, come non si può parlare di Costituzione senza fare riferimento agli attacchi cui è soggetta negli ultimi tempi, dovrete aspettare, cari telespettatori, la fine della competizione elettorale per poterli vedere.
Le leggi si rispettano, non v’è dubbio. Tuttavia, vogliamo esprimere il nostro disagio. Ci è stato detto che una rubrica religiosa come Protestantesimo deve occuparsi solo di religione e lasciar perdere il resto. Per noi protestanti, però, la confessione della fede non può che essere strettamente legata alle questioni fondamentali della vita: la libertà, la democrazia, la giustizia. La fede non è soltanto un sentimento da esprimere la domenica in chiesa, ma è un impegno a vivere l’evangelo della grazia e della liberazione in Cristo nelle cose di tutti i giorni che riguardano tutti: un messaggio da confrontare criticamente con la realtà personale, ma anche sociale e politica, del nostro tempo. Che dire? Nell’invitarvi a rimanere con noi per il prossimo servizio, vi chiediamo anche di riflettere insieme a noi.

Per adesso, si dirà, c'è ancora l'indipendenza di Internet. Ma attenti, la libertà d'espressione deve valere per tutti i mezzi perché la censura è un virus molto contagioso. E i cavi della rete sono sotto il controllo di operatori pesantemente indebitati e in mano ad amministratori dalla condotta non sempre irreprensibile, deboli, esposti ai condizionamenti della politica e dei gruppi di interesse. E' in fin dei conti una libertà di espressione per la quale versiamo mensilmente un canone: non è troppo diversa da quella radiotelevisiva. Chi percepisce i nostri sudati canoni, con o senza il controllo parlamentare alle spalle, avrà sempre l'ultima parola.

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