17 giugno 2010

Terapia in onda su Radio Dynamo


Sta per partire, anzi parte con una diretta di tre ore dalle quattro del pomeriggio di oggi, giovedì 17 giugno, un progetto che mette al centro l'arte meravigliosa e difficile della comunicazione, del reciproco scambio tra chi esprime e chi ascolta. Oggi al Blue Note, tempio milanese del jazz, è stata presentata Radio Dynamo, nuova emittente Web collegata a Dynamo Camp, una iniziativa nata nel 2007 da Fondazione Dynamo, presieduta da Vincenzo Manes di gruppo Intek (importante holding italiana di partecipazioni industriali).
Dynamo Camp (parte del circuito internazionale A Hole in the Wall, finanziato dall'attore Paul Newman) è una fondazione che offre ogni anno a centinaia di bambini e ragazzi affetti da patologie gravi o croniche - in particolare i piccoli ammalati di leucemia e altri tumori, ma anche diabetici e vittime di sindromi neuromotorie - la possibilità di trascorrere, in una bellissima struttura dell'appennino pistoiese affiliata al WWF un periodo di vacanza e "terapia ricreativa". Dal 2007 a oggi sono più di mille i bambini che insieme alle loro famiglie, ai medici e ai volontari, hanno trovato nel Dynamo Camp un breve momento di svago e affiancamento.
Gli ospiti del Camp, spesso costretti a subire pesanti protocolli di trattamento farmacologico, sono impegnati in numerose attività fisiche e ricreative, recuperando lo stimolo necessario per tollerare e spesso per reagire ancora più positivamente alle cure mediche.
Al Dynamo Camp era già in funzione un laboratorio di scrittura creativa e una vera e propria stazione radio interna utilizzata per dare libera espressione agli ospiti della struttura. Da questa piccola radio interna nasce adesso Radio Dynamo, con l'aiuto dell'indirizzo artistico di Radio DeeJay e le tecnologie e la banda di Telecom Italia. Il coordinatore del progetto è una nostra vecchia conoscenza: Niccolò Lupone, giovanissimo uomo di radio che agisce circondato da una piccola squadra di tecnici e "inviati". Sì perché l'obiettivo di Dynamo Radio, come ha spiegato Serena Porcari, vicepresidente esecutivo di Dynamo Camp, è portare all'esterno l'esperienza vissuta dagli ospiti del Camp. All'esterno dove? Verso le strutture, gli ospedali pediatrici, i centri specializzati e soprattutto le case famiglia allestite dalle associazioni presenti sul territorio, luoghi lontani da quell'oasi sull'Appennino ma ricettivi nei confronti del messaggio di Radio Dynamo. Come mi ha spiegato
Niccolò, in realtà c'è anche l'intenzione di coinvolgere i bambini che non possono usufruirne nella stessa atmosfera di creatività "terapeutica" del Dynamo Camp. Oltre allo studio vero e proprio operativo al Camp, Radio Dynamo può contare su uno studio di postproduzione a Milano e su una squadra esterna incaricata di raccogliere i contributi che l'emittente metterà online coinvolgendo appunto i piccoli pazienti di altre strutture. La Radio si appoggia evidentemente anche a un sito Web, che funge da ulteriore canale di interattività.
Vorrei scrivere molto di più su una iniziativa che mi coinvolge profondamente, emotivamente. Ho svolto il mio servizio civile in una struttura (pubblica) per giovani affetti da gravi patologie neuromotorie e lo spirito che anima il Dynamo Camp - una organizzazione no profit ma privata - è identico a quello che tanti anni fa mi ha lasciato dentro un'impronta dai contorni ancora netti. Tanto da permettermi ancora di muovermi intorno a essi.
Se volete potete ascoltare la registrazione dell'evento con cui Serena Porcari, Linus, l'oncoematologo Momcilo Jankovic e Massimiliano Tarantino di Telecom Italia hanno presentato Radio Dynamo.



Il 25 settembre prossimo si svolgerà il consueto Open Day del Dynamo Camp: sul sito troverete le informazioni su come contribuire, finanziariamente ma soprattutto attraverso il volontariato attivo. Molto prima dell'Open Day, domenica prossima 20 giugno, si tiene la Festa della Oasi Dynamo (per scaricare il programma) Due occasioni, oltre a Radio Dynamo beninteso, per entrare in contatto con un mondo di fragilità e incertezza che il nostro superficiale edonismo, o l'assurdo attaccamento a una normalità che è pura finzione, ci portano spesso a rifiutare. Ma di cui siamo i primi ad avere un disperato bisogno.

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