01 luglio 2010

Audiradio, si torna indietro?

Secondo Italia oggi di questa mattina, alcuni soci di Audiradio starebbero per chiedere la sospensione delle nuove modalità di raccolta degli indici di ascolto, modalità che hanno determinato una forte discontinuità nei valori finora rilevati. Il mese scorso - tra l'altro con forte ritardo - Audiradio ha pubblicato una classifica di popolarità delle stazioni radio italiane con molti elementi di discontinuità rispetto al passato, incluso un forte aumento del numero di ascoltatori. Radio Rai è risultata molto più ascoltata, altre emittenti sono state ridimensionate. E adesso i rappresentati di queste emittenti (Finelco, Rds) ma anche Upa e Assocumunicazione, preoccupate per le ricadute sui valori pubblicitari, vogliono tornare indietro. In discussione c'è soprattutto la scelta di passare dalle interviste telefoniche (so come funziona questo strumento e nessuno riuscirà mai a convincermi che possa fornire dati sufficientemente immune da rumori statistici e distorsioni) ai diari compilati da un campione di ascoltatori. Anche la qualità del campione viene criticata. C'è da restare quanto meno perplessi di fronte a un sistema di rilevamento concordato tra tutti e subito contestato da chi - tra i tutti - si ritiene "penalizzato". E' un modo di fare estremamente poco serio e non fa altro che corroborare la teoria secondo cui i sondaggi in Italia sono puramente di comodo (vi rimando ai libri di Roberta Gisotti su Auditel).
Negli Stati Uniti è stato introdotto un misuratore di audience radiofoniche basato su un sistema di rilevamento di segnali sub-aurali da parte di un dispositivo elettronico, il Portable People Meter di Arbitron. Ovviamente anche qui il dispositivo viene utilizzato da un campione rappresentativo di individui. Sulla effettiva qualità di questa rappresentazione si gioca tutta la serietà e l'attendibilità di un sondaggio. Negli Stati Uniti il PPM ha sovvertito completamente le classifiche di ascolto in molte aree metropolitane e ci sono state polemiche simili a quelle che oggi investono Audiradio, con gruppi editoriali che hanno minacciato di abbandonare la metodologia togliendo dalle loro stazioni la trasmissione dei segnali di marcatura "ascoltati" dal dispositivo. Il PPM è stato introdotto nel 2006 a Philadelphia e a mio modesto parere sarebbe ora di esportarne l'esperienza anche in Europa. Suggerisco la lettura dell'intervento di due consulenti europei, Sam Zniber e Emmanuel Legrand su Radio Intelligence del marzo scorso, sulle opportunità dell'adozione di questa tecnologia sul nostro continente.
La qualità e il successo della programmazione radiofonica italiana meritano un po' di serietà in più rispetto alle beghe da portineria che investono oggi Audiradio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

esistono sistemi progettati e realizzati interamente in Italia con performance anche maggiori al ppm di arbitron, progettato più di 10 anni fà. Il device si chiama MIRA ed è stato realizzato dalla Knowmark srl.

Andrea Lawendel ha detto...

Grazie per questo contributo. Ho parlato di importazione di tecnologie e metodiche in Europa, non di sbarco di Arbitron come esclusivista. Non conoscevo il sistema MIRA e Knowmark, che a quanto leggo sul sito ha già diversi accordi con emittenti, riviste e con la stessa SIAE. Una brochure su MIRA può essere scaricata qui. A occhio mi sembra una tecnologia fin troppo evoluta, che presuppone un certo livello di impegno da parte dell'utilizzatore. Posso sbagliarmi, ma per un sistema di metering basato su un sistema rappresentatitvo della popolazione, non vorrei che un dispositivo così potente risultasse condizionante. Il messaggio che volevo far passare è che mi sembra arrivato il momento di rivedere i meccanismi dei rilevamenti in materia radiotelevisiva, anche alla luce di tecnologie come questa.