11 settembre 2010

Il suono come arma

Sul suo blog Sedicitonnellate, Andrea Arcella riporta la notizia del seminario sugli audiodocumentari in programma al Prix Italia di Torino per il prossimo 20 settembre (un lunedì, alle 16). La segnalazione compare in un breve post insieme a quella relativa a una intervista sul tema del "suono come arma". Avete letto bene, come arma, non arte.
La cosa mi ha riportato alla mente una bozza di post che avevo iniziato a comporre durante la mia vacanza a Favignana ma che alla fine era rimasto nell'archivio dei non pubblicati qui su Blogger (a proposito, di Blogger non ne posso più e se ci riesco questa volta celebro davvero il quinto compleanno di RP passando finalmente a Wordpress). Rispolvero adesso quella bozza, ispirata a una presentazione sulle armi acustiche non letali (bontà loro) apparso sul sito di informazioni sulle tecnologie militari Defence IQ.
Fuori dall'ambito mitologico-religioso in cui si muove il racconto delle trombe di Gerico, il suono può davvero essere utilizzato come "arma"? Nella sua presentazione su Defense IQ (per visualizzarla dovete registrarvi sul sito di Defense IQ, la registrazione è gratuita) Nicholas C. Nicholas della Penn State University parla degli effetti psicologici e fisiologici delle frequenze soniche e spiega come si riesca a trasformare in arma di dissuasione un sistema di allarme e segnalamento acustico. Un altoparlante può diventare un efficace strumento per disorientare il nemico sul campo di battaglia o per tenere a distanza un gruppo di rivoltosi con sensazioni di intenso disagio e persino di dolore fisico.
Sempre meglio di proiettili e mine antiuomo, si dirà. Ma per chi è abituato al suono della parola, della musica, al valore artistico ed estetico di un sottofondo composto di suoni artificiali o naturali, l'idea della Sonic Weapon non è facile da mandar giù. Anche un vaso di fiori può servire per ammazzare qualcuno e in mancanza di meglio immagino che potrei cercare di difendermi da un attaccante brandendo uno strumento musicale, ma sapere che insieme a tante altre tecnologie di difesa non-letali e alternative i ricercatori universitari studiano anche le frequenze audio e le intensità più opportune per rendere inoffensivi gli attaccanti, non suona per niente bene.

1 commento:

Unknown ha detto...

Ciao Andrea,
ogni tanto salta fuori per entrambi l'idea di indagare su questa cosa tanto inquietante quanto - purtoppo - segno dei tempi.
Adesso sono impegnato in una miriade di cose fino a febbraio/marzo quando concluderò il mio primo ciclo di studi musicali. Per il secondo ciclo il tema base di ricerca sarà l'ecologia acustica. Se troverò abbastanza materiale questa cosa delle armi potrebbe essere uno dei topic della ricerca. E allora mi sa che verranno giù post come grandine. ;-)))
Un abbraccio
Andrea