23 agosto 2010

USA, si anima il dibattito sul chip FM nei telefonini

La proposta, ripetuta da tempo dall'associazione dei broadcaster americani NAB, di inserire obbligatoriamente nei telefoni cellulari un chip per la ricezione delle stazioni FM, comincia a diventare argomento di dibattito negli Stati Uniti. Il Boston Globe in un editoriale di domenica, riferisce le voci secondo cui il famoso chip dell'FM è diventato una specie di sorta di merce di scambio tra la NAB e le case discografiche rappresentate dalla RIAA (che a sua volta cerca da tempo di imporre il pagamento di nuove royalties musicali agli editori radiofonici). Le radio si impegnerebbero a pagare una tassa calmierata e la RIAA supporterebbe la richiesta del chip nel Congresso, che in teoria dovrebbe approvare una legge per costringere i costruttori di telefonini a mettere un ricevitore FM in tutti i modelli venduti negli USA. Naturalmente uno scenario di questo tipo va esaminato con la lente del liberismo e del consumerismo, ossia delle normative anti-trust a tutela della libera concorrenza e degli interessi dei consumatori.
C'è anche da chiedersi come reagirebbero i fautori della radio digitale HD Radio. Anche loro avrebbero tutto l'interesse di imporre ex lege la commercializzazione di telefonini abilitati a ricevere i segnali numerici del sistema sviluppato da Ibiquity. Considerando che questo sistema consente di intrecciare due o più stream di programmi, ci sarebbero buone opportunità anche per le vecchie stazioni in onde medie, ancora molto numerose, che potrebbero farsi sentire in digitale immettendo il loro audio su uno dei canali HD Radio alternativi.
Ma d'altro canto quale potrebbe essere la reazione degli operatori telefonici, che investono un sacco di soldi in capacità di rete proprio con l'obiettivo di veicolare attraverso queste infrastrutture contenuti e servizi non meno alternativi. Un piccolo chip - che del resto è già presente in parecchi telefonini - consentirebbe agli abbonati di questi operatori di usufruire gratuitamente di contenuti che quando transitano dall'infrastruttura telefonica costano un supplemento di prezzo.
La partita si sta complicando ed è naturale che sia così con l'inesorabile aumento della centralità del telefonino e degli smartphone nelle abitudini mediatiche delle persone. Il chip della radio FM è diventato un must have in geografie come l'India, dove le stazioni FM diventano sempre più popolare e le infrastrutture telefoniche, anche di nuova generazione, non sono in grado di supportare una forte richiesta di banda. In economie come quelle americana ed europea, la radio perde generalmente di visibilità, le infrastrutture sono molto più evolute ed è il telefonino (con o senza il chip per la radio FM, tanto non se ne accorge nessuno) che semmai può dare una mano alla radio, diventando a sua volta un "ricevitore" grazie alla telefonia digitale. Purtroppo l'editorialista del Boston Globe ha ragione quando afferma che "francamente, a noi sembra che l'intera tecnologia dell'FM sia sul viale del tramonto". Dal punto di vista dei consumatori, negli Stati Uniti è così.
E' giusto che il NAB continui a svolgere il suo ruolo di lobbysta, ma il mondo, anche sul piano della legislazione, sta cercando di orientarsi in una direzione di neutralità tecnologica che non ammette barriere, imposizioni e chip obbligatori. Oggi una "stazione radio" non è tale solo perché ha uno studio, un link, un trasmettitore FM e una antenna o una rete di ripetitori. Ma perché produce programmi più o meno buoni, ed è su questo che ci si dovrà impegnare per il futuro. Poi possiamo stare ore a discutere sulla relativa economicità dei vari mezzi di distribuzione dei contenuti (e io resto convinto che l'FM e persino le onde medie siano un modello tuttora valido).

FM radio: Playing a sneaky tune
August 22, 2010

It’s been a long-running battle between the recording industry and radio broadcasters: Should the broadcasters have to pay the industry for playing its music, or is the status quo, in which broadcasters pay songwriters but not performers or labels, fair enough as it is? An end to the disagreement appears to be in sight, but it could be one that severely — and unnecessarily — puts consumers in the crossfire.
The National Association of Broadcasters and the Recording Industry Association of America are finishing up a framework for a deal, tech media outlets reported last week. Broadcasters would pay around $100 million annually to copyright holders (often, the major music labels) in fees. In exchange, the RIAA would sign on with the NAB to a proposal that they would send on to Congress which, if passed, would mandate that FM receivers be built into all mobile phones.
The benefit to broadcasters is clear: The more people walk around with FM-enabled devices, the more people will tune into FM radio. But the idea of making this technology mandatory via legislation smacks of backroom dealing that infringes upon consumers’ rights. Consumers value small, sleek phones — if manufacturers are forced to add another component, it will hamper their ability to give consumers what they want.
Then there’s the fact that FM technology seems, frankly, on its way out. Consumers have voted with their wallets, and have decided that for the most part, they don’t care about whether their portable gadgets have it. For Congress to mandate the inclusion of outdated technology should offend anyone who believes in consumers’ rights — or the free market.

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