12 febbraio 2011

170 milioni di utenti chiedono di non tagliare su NPR

Mentre persino nell'egoistica Italia del lungo crepuscolo berlusconiano l'ennesimo "decreto milleproroghe" attualmente in fase di definitiva conversione in legge ripristina alcune decine di milioni di euro da devolvere all'editoria radiotelevisiva, duramente provata dal difficile passaggio al digitale televisivo terrestre, negli Stati Uniti cresce l'allarme sul possibile azzeramento dei fondi pubblici per il sistema radiotelevisivo costituito dalle emittenti PBS e NPR. Sono circa 1.300 stazioni, quasi 900 radiofoniche. Percepiscono circa 450 milioni di dollari all'anno in fondi federali concessi alla Corporation for Public Broadcasting, una società privata no profit. A sua volta, la CPB è al centro di un sistema che genera quasi 3 miliardi di dollari che arrivano perlopiù da sponsor e inserzionisti privati. Riassumendo, ogni anno ciascun cittadino americano "spende" circa 1 dollaro e 35 cent di contributi alla CPB. Per ciascun dollaro federale vengono spesi 6 dollari dai privati. Tutto questo serve per produrre programmi, podcast, applicativi per iPhone/iPad, siti Web. Ma soprattutto buone informazioni, buon giornalismo, dibattiti politici, corrispondenze dall'estero, musica, teatro, cultura. Nemmeno mezzo miliardo di dollari annuo che i contribuenti sono evidentemente felici di sborsare visto che l'audience complessiva ammonta a 170 milioni di persone. Vogliamo fare un paragone di quelli che fanno incazzare Ferrara e tutto il movimento neo-antimoralista? Soltanto per l'intervento in Irak, nel 2010 il Congresso ha stanziato 64,5 MILIARDI di dollari. Altri 72,3 MILIARDI di dollari sono stati spesi per l'intervento in Afghanistan (fonte Costofwar.com). Un paragone forse stupido, improponibile. Ma è un fatto che tre giorni in Irak costano al contribuente americano più di un anno di programmazione radiotelevisiva pubblica.
La prossima settimana il Parlamento americano riprende la discussione sul possibile prolungamento di un decreto approvato alla fine dello scorso anno. Se questa proroga verrà definitivamente approvata i fondi federali della CPB potrebbero non arrivare più. Chi propone il taglio sostiene che il successo stesso dell'emittenza pubblica americana dimostra che la macchina può funzionare anche senza questi soldi, ma il teorema è tutto da dimostrare. Il sistema attira l'interesse dei privati per la qualità dei suoi contenuti. Questa qualità deriva dalla sicurezza del sostegno federale. Con tutto il rispetto per molte iniziative radiotelevisive commerciali, il solo fatto di dover spendere idee ed energie per dare la caccia ai soldi spesso ti costringe ad abbassare l'asticella. Il successo complessivo dell'emittenza pubblica è chiaramente legato alla grande indipendenza di cui le persone che ne fanno parte possono godere. Togliere quei 450 milioni di dollari, tre giorni di intervento in Irak, potrebbe tradursi in un danno di gran lunga superiore a quello che la semplice aritmetica suggerisce: la democrazia non è semplice aritmetica.
Per cercare di scongiurare il rischio dei tagli una alleanza di 250 tra stazioni, organizzazioni e gruppi di opinione ha creato un sito Web, 170millionamericans.org, per dar voce alle istanze degli ascoltatori. I visitatori vengono informati sulla situazione con fatti e cifre e sono invitati a inviare ai loro rappresentanti in Parlamento un messaggio che ricorda i temi in discussione ed esorta a votare contro la soppressione dei finanziamenti.

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