24 novembre 2011

Radio Monitor 2012, ripartono gli indici radiofonici. O no?

Giorni fa leggevo questa notizia sul bollettino Aeranti-Corallo "Teleradiofax":
«Il mondo della radiofonia è, come noto, privo di rilevazioni degli indici di ascolto da tempo e, ad oggi, non è ancora avvenuta la relativa riorganizzazione sulla base delle linee guida della Agcom. In tale contesto, Gfk Eurisko realizzerà, nel corso del 2012, una indagine sugli ascolti radiofonici in Italia articolata in una ricerca telefonica Cati con 120.000 interviste e un panel con 10.000 meter. L’indagine telefonica consentirà di rilevare l’ascolto medio giornaliero delle emittenti radiofoniche locali e nazionali che chiederanno di essere rilevate con tale metodo, mentre il panel meter rileverà l’ascolto dei 7-14-28 giorni delle emittenti radiofoniche locali e na- zionali che chiederanno di essere rilevate con i meter.
Gfk Eurisko ha illustrato il progetto di tale ri- cerca nel corso di una affollata riunione orga- nizzata da AERANTI-CORALLO nella propria sede di Roma lo scorso 15 novembre.
Le imprese radiofoniche locali interessate ad aderire a tale ricerca potranno farlo entro il 25 novembre p.v. (mentre per le radio nazionali tale termine è fissato al 22 novembre).»
Domani scade insomma il limite fissato per le radio locali italiane che intendono formalizzare l'adesione al nuovo piano di misurazione dell'audience radiofonica proposto da Gfk Eurisko, Radio Monitor 2012. Lo strumento utilizzato in passato è affondato insieme alla società Audiradio e la sua assenza sta danneggiando (come se la crisi non bastasse) sia il mercato della raccolta pubblicitaria, sia le scelte editoriali delle emittenti. Oggi sul sito di Proradio il noto consulente radiofonico Claudio Astorri si chiede se finalmente Radio Monitor 2012 potrà prendere il suo posto, elencando una serie di punti di forza e di debolezza della nuova indagine. Claudio tralascia forse uno degli elementi più critici del sistema messo a punto da Gfk Eurisko, il fatto che proprio la tecnologia utilizzata per la raccolta di dati basata su meter non sia risultata del tutto convincente all'epoca dei primi test effettuati qualche anno fa. Non so se nel frattempo sia cambiato qualcosa in questa tecnologia, ma quello è un aspetto fondamentale.
Nella lunga "vacatio" altri cercano di occupare il vuoto con iniziative di parte, come ha fatto Finelco con i dati elaborati da NCP Ricerche (si veda la rassegna dei Radicali italiani che riporta un articolo pubblicato da Italia Oggi il 10 novembre). Non voglio per forza pensare male, ma non sono rimasto del tutto sorpreso nell'apprendere che secondo Finelco l'ascolto di Radio Rai è ampiamente ridimensionato rispetto alle valutazioni di Audiradio, anche se al primo posto di questa classifica non risulta 105 ma RTL102.5. Le ricerche di NCP sono sicuramente imparziali, ma neanche nel paese dei conflitti di interesse possiamo ipotizzare che una misurazione non collegiale diventi il benchmark dell'intero mercato.
Dopo la chiusura di Audiradio si è fatta sentire Agcom, che ha esortato gli operatori a dotarsi di uno strumento comune. In mancanza di un accordo il regolatore ha fatto chiaramente sapere che ci penserà lei, avviando al contempo una consultazione. In queste settimane ho visto anche diverse dichiarazioni delle parti interessate che hanno fornito all'Autorità le loro opinioni. C'è per esempio chi invoca un intervento diretto dell'Istat. Ma quanto tempo ci vorrà per definire modalità, costi e livelli qualitativi? Tutto sommato anch'io ritengo che l'azione di un ricercatore indipendente come GFK Eurisko, debitamente supportato da tutti e attraverso metodiche e tecnologie di comprovata efficacia possa essere la soluzione migliore. Il problema è che bisogna fare in fretta e la fretta è una pessima consigliera. Intanto, tra una televisione che nel bene e nel male è riuscita a imporre la ferrea regola di Auditel e un Web che certo non manca di strumenti analitici, la radio è entrata in un limbo che oltre a farle molto male nei conti pubblicitari rischia di portare a un forte livellamento (verso il basso) della qualità. Le classifiche di ascolto servono anche a premiare i programmi migliori, la radio non può permettersi di essere l'unico medium del tutto privo di feedback da parte di chi lo segue.

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