22 settembre 2013

Norvegia, tra nostalgia e progettività. Nuovi test per la stazione hobbystica in AM LKB/LLE.

Dopo analoghi casi in Finlandia e Germania, anche in Norvegia, la nazione che si appresta a spegnere definitivamente le radioemittenti analogiche, FM compresa, per passare alla radio digitale, parte un progetto di radiofonia in onde corte a bassa potenza. L'origine del progetto è hobbystica e radioamatoriale, ed è basata credo in parte sull'uso di impianti vintage appartenuti alla stazione in onde medie e lunghe di Bergen della NRK, l'ente di stato norvegese, trasformato in un museo dal locale club di radioamatori.
L'anno scorso erano state effettuate delle trasmissioni sperimentali celebrative su 1314 kHz (frequenza usata non da Bergen ma da un potente impianto che copriva la Norvegia e il nord Europa anni fa). Ora però sembra che intorno alla stazione che ancora viene designata dalla storica sigla LKB, possa nascere un progetto più articolato. Svenn Martinsen, appassionato di radio pirata e organizzatore della Web radio  Northern Star in collaborazione con l'associazione Foreningen Bergen Kringkaster, avrebbe finalmente ottenuto (dopo una richiesta inoltrata già nel 2009) dalle autorità norvegesi una licenza "test e sviluppo" che consente al club di operare con un trasmettitore in onde medie e uno in onde corte.
Gli ultimi due mercoledì, l'11 e 18 settembre, sono stati svolti i primi test su 1314 kHz e 5895, con potenze molto basse, tra i 50 e gli 80 watt. Il primo test, in voce e musica, su 5895 non ero riuscito ad ascoltarlo, ma l'altro ieri, anche grazie alla tempestiva segnalazione di Chris Diemoz, ho ascoltato il segnale da Bergen, modulato in USB. La trasmissione consisteva nella semplice ripetizione del nominativo dei due impianti LKB/LLE-2 e 3 in codice Morse, isentificazione che faceva seguitonalla tipica chiamata generale delle stazioni telegrafiche, la serie "VVV" ripetuta tre volte.
Ecco un campione del segnale di LKB/LLE su 5895 ricevuto a Milano con un semplice portatile. La chiamata Morse si distingue abbastanza bene, ("vvv de lkb/lle"):



Secondo Martinsen le prove di LKB dovrebbero preludere al lancio di una stazione più regolare, anche se non sono chiari le possibili tempistiche e la regolarità delle future trasmissioni. La finnica Scandinavian Weekend Radio per esempio trasmette ogni primo sabato del mese. Probabilmente ci saranno altri test e bisognerà anche fare maggiore chiarezza sulla reale provenienza di questi segnali. Molto probabilmente le prove su 5895 sono state effettuate con un impianto che era stato utilizzato lo scorso anno per un analogo esperimento effettuato in Svezia, a Deslbo, 350 chilometri a nordest di Stoccolma, per una riunione di appassionati della radio. In quella occasione, dal 1 al 3 giugno 2012 aveva trasmesso, con una licenza temporanea, Radio Dellen International. Non si può escludere che per i test di LKB siano stati utilizzati la stessa location svedese o quanto meno lo stesso apparato.
Tutte queste attività dimostrano sicuramente il forte attaccamento alla radio ancora vivo nella comunità dei radioamatori e degli ascoltatori delle emittenti internazionali. C'è anche da aggiungere la sensazione positiva sulla disponibilità dimostrata dalle varie authority nazionali, che sembrano aperte a discutere la possibilità di aprire a un uso più generalizzato frequenze che erano un tempo appannaggio di grosse emittenti pubbliche, o addirittura di servizi di comunicazione non broadcast. Come hobbysta non posso non essere emozionato di fronte a queste nuove opportunità di dare la caccia a segnali deboli, comunque non facili da captare.
Un'altra parte di me, quella ancora convinta delle straordinarie potenzialità del mezzo radiofonico in generale e di porzioni di spettro ormai dimenticate come le onde medie e corte in particolare, si sente invece un po' perplessa. Le frequenze che un tempo erano dominate da numerosi grandi e piccoli broadcaster, emittenti religiose, locali e clandestine, oggi vede la presenza di qualche grande nazione, di alcuni organismi religiosi, una manciata di emittenti regionali o locali di nazioni in via di sviluppo e infine una pletora di programmi che vengono diffusi da enti, associazioni, partiti e gruppi che affittano la loro capacità trasmissiva da società commerciali non più pubbliche. Poi ci sono le stazioni non autorizzate, pirata, che sono sempre molto divertenti ma si comportano sempre più come i radioamatori con licenza, comunicando via Internet con i loro ascoltatori e spesso spostando la frequenze delle loro saltuarie trasmissioni in modo da favorire certe aree di ascolto sulla base delle indicazioni ricevute in tempo reale. Ripeto, tutto molto divertente e stimolante, anche perché si tratta di stazioni che usano livelli di potenza molto bassi e ascoltarle a grande distanza può essere un'impresa.
Fa molto piacere assistere al moltiplicarsi di iniziative che cercano di uscire dalla sfera della non ufficialità o della palese violazione delle leggi vigenti e conquistare una certa regolarità. Ma sarebbe bello se ci fosse una maggiore progettualità, che il modello non debba continuare per forza a essere quello della stazione pirata musicale. Lo stesso discorso vale per esempio per le varie stazioni locali in onde medie che in questi ultimi due o tre anni hanno effettuato o stanno effettuando i loro test in Italia. La situazione è più o meno la stessa: in Italia le onde medie non sono mai state autorizzate fuori dal contesto dell'ente pubblico RAI e invece proprio nelle onde medie potrebbe esserci molto spazio per associazioni, scuole, enti no profit, pubbliche amministrazioni locali. Parliamo di stazioni a bassa potenza in grado di coprire un bacino d'ascolto limitato, ma il concetto di "nicchia" dovrebbe essere solo geografico. La radiofonia è capace di portare avanti discorsi molto complessi, di impattare su aspetti sociali importanti, sulla vita dei centri urbani, delle periferie, delle persone. Io oso ancora sperare che da tutti questi esperimenti di natura hobbystica possa emergere un fenomeno molto più esteso, contenuti che valga davvero la pena di seguire, possibilmente in chiave partecipativa.

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