13 dicembre 2013

Ricordi e resistenze, aspettando le decisioni del governo UK sullo switchover della radio.


Circa mezzo secolo, appena 40 anni se facciamo partire il conteggio dall'anno 1973, quello in cui per la prima volta nella storia del monopolio radiofonico britannico l'etere si popolò di stazioni locali indipendenti e commerciali (prima di allora solo le stazioni pirate offshore avevano trasmesso pubblicità).  Per le onde medie e lunghe, le prime frequenze usate per trasmettere servizi "circolari", abbiamo avuto una durata più che doppia. Nel giro di pochi giorni conosceremo quale sarà il destino della banda FM e delle modulazioni analogiche in Gran Bretagna (e per estensione riusciremo a farci un'idea di una possibile tempistica europea). Il 16 dicembre sarà il D Day, come lo chiama il Guardian. In quella data il ministro Ed Vaizey annuncerà i piani del suo governo per un processo di digitalizzazione che nel giro di pochi anni potrebbe portare al definitivo spegnimento delle trasmissioni radio analogiche, almeno per quanto concerte i network nazionali e regionali della BBC e le grandi insegne private. A quanto si sa è probabile che le stazioni locali molto piccole godranno di una lunga moratoria. Per loro sarebbe impossibile o molto costoso passare ai multiplex DAB e l'FM analogica, libera di forti interferenze, potrebbe garantire loro una certa continuità. Ma bisogna anche capire quali potrebbero essere le ambizioni di altri operatori non radiofonici sui 20 MHz della banda FM: a rigor di logica sarebbe impensabile utilizzarli per dispositivi mobili come i cellulari, perché la lunghezza d'onda implicherebbe antenne troppo lunghe, ma in un caso del genere, con la spinta esercitata dalle varie modalità di trasmissione IP, sarebbe sbagliato escludere certi scenari.

Per molti ascoltatori britannici è il momento dei ricordi. Per altri, e per molti proprietari di piccole stazioni, inizierà una fase di resistenza anti-DAB, come spiega questo servizio apparso ieri su BBC TV. Un servizio non del tutto parziale, considerando che l'intervistato pro-radio digitale è un signore molto raffinato all'interno della sua elegante abitazione, mentre il "resistente" al DAB è un radioamatore con un marcato difetto di pronuncia intervistato all'interno di un caotico "shack" in giardino. Le celebrazioni del 40esimo anniversario della legge che istituì le radio commerciali ILR, la stessa BBC ha preparato un medley con gli annunci delle prime 19 stazioni che videro la luce tra 1973 e 1976, a partire da LBC London (qui nel supplemento promozionale che spiegava i vantaggi della nuova radiofonia, incluso un ruolo di spicco per le donne reporter! - dall'archivio di Paul Easton) Tutto comincia ovviamente con le radio pirate di 10 anni prima, un fenomeno che non resistette alla forza della burocrazia degli anni '60 e alla diffidenza che il governo labour nutriva nei confronti delle iniziative private. Paradossalmente fu per merito del governo conservatore di Edward Heath se tra il 1970 e il 1972, anno in cui Elisabetta II diede il proprio Royal Assent al Sound Broadcasting act che istituiva la Independent Broadcasting Authority, antenata dell'attuale regolatore OFCOM, vennero gettate le basi della radiofonia moderna nel Regno Unito e in Europa. Dal punto di vista organizzativo, il modello delle radio "libere" (in realtà concessionarie per conto di un ente a controllo pubblico) si ispirava proprio a stazioni non autorizzate come Radio London, tanto che Philip Birch, managing director di "Big L", entrò a Piccadilly Radio di Manchester e fu per dieci anni il suo CEO. La storia della stazione nota anche come "Wonderful Radio London" raccontata da Birch in persona si trova qui ed è molto interessante - anche per noi oggi - ascoltare il primo teorico della radio privata pubblicitaria paragonare il suo modello a Radio Caroline, che fu la prima stazione pirata ma fu anche un disastro finanziario perché troppo legata all'industria discografica e al commercio di album musicali:



Per una storia dettagliata dei quarant'anni trascorsi da quella prima manciata di stazioni, i cui programmi musicali furono decisivi per l'affermazione della modulazione di frequenza, Radiocentre, l'organizzazione ombrello dei broadcaster commerciali British, ha preparato una bellissima timeline interattiva. Tutto questo potrebbe essere storia nel senso concreto del termine.

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